S’ode nell’aria un’ipocrita sorpresa per atteggiamenti e parole, come se qualcuno non fosse stato dalle nostra parti negli ultimi vent’anni. Nel giro di una settimana ci si è stupiti che la ministra Daniela Santanchè possa dirsi imprenditrice più per le sue amicizie e le sue rendite di posizione che per l’acume e la fatica che richiede ai giovani.
Poi ci si è stupiti che la ministra Roccella sia disposta a sfiorare il risibile pur di difendere le sue posizioni e quelle dei suoi colleghi di governo. Eppure non è accaduto molte settimane fa il piagnisteo del Salone del libro dove ha dimostrato di avere il vittimismo come principale argomentazione, sulla scia della sua presidente del Consiglio. Poi ci si è stupiti delle volgarità del volgare Sgarbi.
L’ultimo sbigottimento riguarda il giornalista Filippo Facci che ha fatto l’unica cosa che lo rende noto, provocare con una buona dose volgarità sfoderando sessismo a iosa. Ieri Selvaggia Lucarelli ha ricordato che è lo stesso Facci che la definì “questa gossipara spargizizzania, che porta male a tutto quel che tocca ed è diventata nota perlopiù per le sue tette da vecchia matrona”. È lo stesso Facci che definendo le “norme su femminicidio solo fumo negli occhi per falsa emergenza”. È lo stesso Facci che parlò di “cessismo” pubblicando un foto di Michela Murgia, incapace di rispondere nel merito.
Gli esempi potrebbero essere moltissimi. Sorprendersi delle caratteristiche peculiari che sono stati gli unici ingredienti della popolarità di qualcuno ha il sapore vagamente ipocrita. Succede sempre: si “normalizza” chi è il potere per non dargli un dispiacere e poi si è costretti a fare un passo indietro quando rivelano la loro risaputa natura. Non sarebbe meglio avere consapevolezza? Chiedo.
Buon lunedì.