Nient’altro che una rappresaglia. L’attacco al direttore del Museo Egizio di Torino Christian Greco ha la forma e l’odore di una rappresaglia senza nemmeno bisogno di manganelli e di olio di ricino.
Parte tutto dall’assessore regionale al Welfare della Regione Piemonte Maurizio Marrone il cui nome da quelle parti ricordano quasi tutti a proposito di un assalto dodici anni fa ai Murazzi a Torino quando comparvero scritte come “Viva il Duce”, “Boia chi molla” e “Partigiani infami”. Siamo nel tempo in cui uno così – proprio perché è così – diventa classe dirigente del Paese. Che intenda l’esercizio del potere come la possibilità di rivalersi in ogni dove è una caratteristica naturale di quella categoria. Marrone aveva ancora in gola il can can che si era sollevato intorno al direttore Greco quando decise di praticare sconti all’ingresso per le coppie arabe. A quel tempo anche Giorgia Meloni decise di umiliarsi di fronte al Paese accusando Greco di “discriminazione al contrario”, senza nessun fondamento poiché gli sconti si applicavano (e si applicano) ciclicamente a tutte le categorie. In quell’occasione il direttore con invidiabile calma aveva spiegato che nessun “non studente” aveva mai urlato contro gli sconti per studenti. Meloni rimediò una magra figura, ora arriva quella che sembra una rappresaglia.
Così mentre 92 egittologi esprimono la loro costernazione per un attacco politico in un tema che richiederebbe un minimo di competenza tecnica (e un minimo di dignità nell’attività politica) noi da fuori assistiamo all’ennesima puntata di una purga nazionale che non sembra si comprenda ancora del tutto.
Buon venerdì.
Nella foto: frame del video (La7) del confronto Christian Greco-Giorgia Meloni, 15 febbraio 2018
Per approfondire su Left due interviste al direttore del Museo Egizio:
Christian Greco: Il museo non è solo un luogo di conservazione
Christian Greco: Il museo del futuro mette al centro la ricerca