Mentre giravo mi accorsi che una delle due guardie, che gli stavano accanto, piangeva. Fermai tutto e quella comparsa mi bisbigliò: «A dottò, me scusi, ma ‘sto Volonté me commuove davvero!» Giuliano Montaldo la racconta(va) così. Il set era quello di Sacco e Vanzetti. Anno di grazia 1971. È un film particolare, non consueto. Intanto per il tema: attivismo, anarchia, Cuneo, Foggia e Massachusetts. Gli altri protagonisti sono un bravissimo doppiatore, Riccardo Cucciolla, “sposato” a una cantante di musica leggera. Popolare e bellissima, Rosanna Fratello. Vinceranno rispettivamente un Prix d’interprétation masculin e un Nastro d’argento. La colonna sonora è curata addirittura da Ennio Morricone. Coadiuvato da Bruno Nicolai, che al Maestro futuro premio Oscar, in quel decennio, dirige praticamente l’intera produzione. Ciliegina sulla torta Joan Baez, direttamente da Woodstock. “Here’s to you” diventa un inno generazionale.
Eppure, nonostante tutta questa enorme meraviglia, la storia sarà completamente “fagocitata” da un unico personaggio. Succederà diverse volte per altri lungometraggi. Il Moloch in questione è Gian Maria Volonté. L’attore simbolo del cinema d’impegno civile. Come lo descriveranno i critici nei saggi, senza paura di smentita. Sergio Leone gli regalò l’abbrivio. Non prima di farlo incazzare oltremodo con lo pseudonimo di John Wells. Persino gli dei possono sentirsi sfottere da un «Americà, facce Tarzan!». Poi, fu un continuo crescendo.
Novant’anni dalla nascita, dunque. Quasi trenta dalla scomparsa. Il 2024 appena iniziato, però, ci offre un’occasione assai speciale. Un calendario importante. D’autore, inevitabilmente. Firmato da chi gli somiglia parecchio. Fuori schema, freelance, eclettico. Napoletano di San Giorgio a Cremano e giramondo. Di sicuro poco emigrante, parafrasando un concittadino illustre.
Alludo a “The Hand”, al secolo Maurizio Di Bona. Attraverso dodici ritratti, in edizione limitata per EF, ci racconta una carriera straordinaria. Fatta di personaggi entrati nell’immaginario più iconico. Scavalcando epoche e narrazioni. L’Oscar di Elio Petri, la Palma d’oro di Francesco Rosi, il David di Donatello con Gianni Amelio. Sarebbe (stato) arduo scegliere tra Il “Dottore” senza nome di “Indagine su un cittadino…” e “Lulù Massa”, l’operaio sceneggiato da Ugo Pirro che porta in paradiso la propria classe. Il lunario a colori disegnato dall’artista partenopeo, invece, trae cinefili e spettatori dall’imbarazzo della scelta. E fissa al muro un identikit. Sulla stregua dell’Indio inseguito dal Monco e dal Colonnello Mortimer.
Con la promessa fondata (almeno, il proposito) di ulteriori sequel. Nella miglior tradizione della “settima arte”. Un anno non basta a descrivere un capostipite del mestiere. Camaleontico, istrionico, modello assoluto che “rubava l’anima ai personaggi”. Forse semplicemente l’uomo che ha indossato i propri giorni, il suo tempo, intensamente. Consumandosi dentro. Quando l’esistenza faceva meno moine. Qui, agiografie, necrologi e coccodrilli confezionati vanno lasciati da parte. «Il sipario è calato già su questa vita che tanto pulita non è». I cantautori la sbrigano che puoi solo spicciargli casa.
In Sardegna, dove riposa, viene ricordato degnamente con un Festival a La Maddalena. Curato da Giovanna, la figlia. Avuta assieme a Carla Gravina. La rassegna s’intitola “La valigia dell’attore”. Sulla tomba c’è una frase di Paul Valéry incisa nel legno della barca con cui usciva in mezzo al mare. Nell’Arcipelago. «Le vent se leve, il faut tenter de vivre». Già. Persino Miyazaki c’ha pensato. Con quella che Hugo Pratt chiamava “letteratura disegnata”. Sarà mica casuale che arrivi Maurizio, adesso, a ricordarcelo?
L’autore: Francesco Della Calce è scrittore, giornalista e sta preparando una mostra dedicata a Volonté. Sarà inaugurata il 29 febbraio con l’Archivio Volonté al WeGil a Trastevere, a Roma. Titolo (ancora in fieri) è “Gian Maria 30”. Saranno raccontati i suoi film, attraverso le foto di scena, e in particolare “Indagine…”, “Sacco e Vanzetti” e i due della trilogia del dollaro. Quindi i film di Petri, Montaldo e Leone.
Tutte le illustrazioni sono di Maurizio Di Bona