Dal 30 aprile al 18 maggio, la regione brasiliana del Rio Grande do Sul (RS), con un’estensione territoriale simile all’Italia, ha subito una delle più devastanti alluvioni della sua storia, tanto che l’1 maggio Eduardo Leite, presidente della Regione, ha decretato lo stato di emergenza. Secondo i media internazionali, l’entità dei danni è stata l’equivalente dell’uragano Katrina, che nel 2005 colpì il sud-est degli Stati Uniti .
Il maltempo ha colpito il 90% dei comuni, provocando inondazioni, frane e allagamenti. Diverse città sono praticamente scomparse sotto la potenza dei fiumi straripati, spazzate via dalla forza dell’acqua, seppellite da detriti, fango e rifiuti; d’altra parte, a causa delle frane, quelle non sommerse hanno riportato danni significativi su ponti e autostrade, rendendo impossibile o limitando l’accesso alle aree più gravemente colpite. Gli abitanti delle città sommerse, rifugiatisi sui tetti o agli ultimi piani delle loro abitazioni, hanno raccontato ai volontari, soccorritori, pompieri e militari dell’Esercito, dell’Aeronautica e della Marina, accorsi da tutto il Brasile, scene raccapriccianti di corpi umani e carcasse di animali galleggianti, saccheggi nelle poche case rimaste in piedi e addirittura molestie sessuali nei centri di accoglienza improvvisati.
In definitiva, i dati del 18 maggio attestano un totale di oltre 600mila persone senza più un tetto sopra la testa perché le loro case sono state fortemente danneggiate o spazzate via dall’acqua, 806 feriti, 94 persone scomparse e 155 morti. Complessivamente, le persone colpite dalla catastrofe sono 2.304.422 milioni. Nonostante le piogge si siano placate, i numeri continuano a crescere: chiaramente, il deflusso delle acque, causate dallo straripamento dei fiumi della regione, ha portato alla luce nuove vittime, oltre al sorgere di ulteriori difficoltà legate all’emergenza e ai danni provocati dal maltempo. Si tratta della terza volta, in meno di un anno, che parte della regione viene spazzata via da un evento climatico estremo. Gli allarmi da parte degli esperti e organismi di monitoraggio, come per esempio l’Istituto nazionale di meteorologia (Inmet) e Il Centro nazionale per il monitoraggio e allerta di disastri naturali (Cemaden) sono stati ignorati dal presidente della Regione, e altri esponenti del potere pubblico, appartenenti al Centrodestra, come Sebastião Melo, sindaco del capoluogo regionale di Porto Alegre (POA), entrambi adepti del cosiddetto “Stato minimo”. La popolazione gaúcha, composta perlopiù da discendenti di italiani, tedeschi, polacchi e ucraini, si è ritrovata così impreparata ad affrontare l’intero mese di pioggia, che si è abbattuto sulla regione e che ha portato ogni fiume presente sul territorio, come il Guaíba, a straripare e superare i massimi storici evidenziati nel lontano 1941.
Porto Alegre, la metropoli sommersa
La capitale dello Stato del Rio Grande do Sul, Porto Alegre, una delle poche metropoli che, sin dagli anni 70, godeva di un sistema di protezione contro le piene dei fiumi, composto da 14 paratie mobili, 23 stazioni di pompaggio e 86 idrovore, ha pagato a caro prezzo i tagli della Destra neoliberale all’infrastruttura che avrebbe potuto impedire o minimizzare i danni, se solo avesse funzionato. L’assenza di manutenzione del sistema di protezione, oltre ai danni dell’alluvione, ha provocato ulteriori danni all’impianto, che dovrà essere ristrutturato, ripianificando interventi e, finalmente, attenendosi agli innumerevoli report inviati al Comune dall’Organo responsabile per il controllo e la progettazione del sistema pluviale e di drenaggio della capitale (Dmae).
Matheus Gomes, deputato del Partito Socialismo e libertà (Psol) del RS, ha denunciato i danni alle stazioni di pompaggio della Capitale, informando che, fino al 24 aprile 2024, non era stato pervenuto alcun progetto di manutenzione. Lo sfascio e la mancanza di investimenti nei programmi di prevenzione e formazione della Protezione civile è stato evidenziato sui bilanci annuali dei comuni più colpiti dall’alluvione, dimostrando come siano state assegnate briciole al sostegno della popolazione colpita da emergenze climatiche. Il professore di Ecologia dell’Universidade Federal do Rio Grande (Furg), Marcelo Dutra da Silva, sostiene che le inondazioni provocate dall’evento climatico devastante sono state la risposta della natura alle scelte inquinanti e di carbonizzazione che, già nel 2022, imputava alla giunta regionale del RS, accusandola di investire poco o niente sulla prevenzione del rischio di alluvioni, nonostante l’aumento delle piogge negli ultimi dieci anni. Dutra da Silva sottolinea inoltre la tendenza degli elettori a eleggere rappresentanti che difendono politiche pubbliche antiambientaliste, come per esempio Eduardo Leite, chiamato in causa dalla Corte Suprema, per aver apportato, assieme alla sua giunta, circa 480 modifiche al Codice Ambientale statale, al fine di promuovere l’occupazione del territorio da parte dei “signori” dell’Agrobusiness, nonché promuovere azioni di smantellamento degli organi di protezione ambientali, con l’obiettivo di sopprimere boschi, foreste e aree protette.
Gli ecocidi eletti dal popolo
All’interno del Parlamento brasiliano, Centrodestra ed estrema destra si rendono artefici di disegni di legge antiambientalisti che, se approvati, potrebbero causare la distruzione di 93 milioni di ettari di foreste e biorni vari. In ordine cronologico: il disegno di legge 364/19 , presentato da Alceu Moreira, del Movimento Democrático Brasileiro (Mdb), riguarda la regione colpita e prevede l’abolizione del bioma pampas, vaste praterie ricche di biodiversità, protette dal Codice Forestale. A detta del relatore, suddetta protezione è incompatibile con il pieno sfruttamento economico dei proprietari terrieri, spesso multati per aver distrutto l’ecosistema, al fine di coltivare soia, o allevare manzi; il secondo disegno di legge, DDL 686/22, è stato proposto dal deputato José Medeiros, membro del Partito liberale (Pl), dell’ex presidente Jair Bolsonaro, e riguarda l’abbattimento delle foreste, naturalmente rigenerate, dopo essere state distrutte da incendi e disboscamenti, ovvero, secondo la visione dell’ideatore, le aree non più “vergini” avrebbero meno valore e potrebbero essere ulteriormente deforestate per scopi economici. Infine, terzo ma non meno preoccupante, è il DDL 3334/23 proposto da Jaime Bagattoli (Pl), che riguarda la riduzione dall’80% al 50% della Foresta Amazzonica ancora intatta all’interno delle proprietà rurali del Nord del Brasile.
Come segnalato dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), l’aumento delle temperature globali e dell’anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera accelerano il cambiamento climatico. L’elezione di politici negazionisti comporta una serie di problematiche, tra cui la manomissione di leggi ambientali efficaci e lo sbarramento di ogni tentativo di dialogo sulle azioni atte a mitigare catastrofi simili, contribuendo maggiormente ad una escalation della tragedia che potrebbe causare ulteriori vittime.
C’è soluzione?
Morti e feriti possono essere evitati, mettendo in atto le migliori strategie di prevenzione e gestione dell’emergenza climatica nelle aree sensibili a fenomeni meteorologi che si presentano ogni anno. A tal proposito, è emblematico il caso del Rio Grande do Sul: l’effettiva applicazione della legge 12.068/12 sulla creazione e strutturazione della Protezione civile e dei meccanismi di monitoraggio e allerta dei disastri che avrebbe potuto salvare tante vite. Inoltre, all’interno del Novo Pac, il piano di crescita e sviluppo delle infrastrutture, indetto dal governo Lula, sono stati stanziati dei fondi per le città a rischio idrologico, esortando i comuni a presentare progetti per il drenaggio urbano, così da eliminare l’acqua piovana nelle aree più a rischio per il fenomeno delle piogge abbondanti. Oltre a sensibilizzare la popolazione sul cambiamento climatico, rendendola consapevole delle caratteristiche del territorio in cui vive, è necessario garantire zone sicure per la costruzione o ricostruzione delle abitazioni, investendo su tecnologia ed expertise sul tema. Vietare costruzioni in zone a rischio e contrastare l’abusivismo edilizio non solo salverebbe la vita di tante persone, ma eviterebbe anche il fenomeno dei “profughi climatici” che, nel caso brasiliano, rischia di provocare un massiccio esodo interno della popolazione del Sud verso il Centro. Per ciò che concerne la sicurezza dei letti dei fiumi e il ripristino dei boschi e delle foreste circostanti, bisognerebbe focalizzarsi sullo studio di idee innovative, come le cosiddette “città-spugna”, un esempio lungimirante di progettazione verde dell’architetto cinese Kongjian Yu, che ha pensato a spazi concepiti per assorbire e contenere le piogge, affinché venga riutilizzata o restituita alla natura, senza causare danni a cose e persone.
Passata l’emergenza, però, i gaúchos dovranno fare i conti con la totale devastazione del loro territorio e la necessità di buoni amministratori. Dal Rio Grande do Sul, così ferito e traumatizzato, può partire una notevole inversione di marcia rispetto al modo in cui la terra viene sfruttata in tutto il Brasile, molto spesso per soddisfare le esigenze dei mercati internazionali. Si spera che, nelle prossime elezioni comunali, che si terrano a ottobre, la popolazione brasiliana presti maggiore attenzione alle proposte di candidati in possesso di un’agenda ambientalista, e agli avvisi di allerta della comunità scientifica sui cambiamenti climatici.
Nella foto: immagine della regione metropolitana di Porto Alegre, 5 maggio 2024 (Ricardo Stuckert Wikipedia)