Il cambio di rotta da parte del tycoon, la mancanza di idee e le "amicizie" che contano

Impegnato nella sua focosa campagna presidenziale negli Usa Donald Trump è stato il più grande mistificatore delle auto elettriche, assurte a male assoluto dell’Occidente. Per Trump i veicoli elettrici sarebbero stati il simbolo della decadenza occidentale – non si è mai capito perché – e tra le sue squinternate proposte c’è stata a lungo anche quella di “vietare i veicoli elettrici”. 

I suoi elettori ovviamente hanno esultato. La politica di Trump, come quella dei gaglioffi sovranisti che popolano questo tempo, si contraddistingue per lo sconsiderato amore per i divieti. I suoi sostenitori, come quelli degli altri sovranisti, non vedono l’ora di vedere capitalizzati i loro voti per suggellare un nuovo divieto. Sono regressisti nell’animo, intimamente reazionari, convinti che sia affascinante tornare all’età del ferro per editto presidenziale. 

Per questo da mesi il faccione di Trump era l’amuleto dei negazionisti climatici, quelli che negano l’impatto dell’inquinamento ma poi snocciolano – a caso –  l’inquinamento prodotto dalle tecnologie che avversano. È la solita triste solfa: riconoscono solo i danni delle tecnologie che combattono resi servi dalle lobby mentre vorrebbero combattere i poteri forti. 

Ora Trump ha cambiato idea. “Sono favorevole alle auto elettriche. Devo esserlo perché Elon mi ha dato un grande supporto. Quindi non ho scelta”, ha detto qualche tempo fa. Trump si è spinto perfino a consigliare all’amico Musk di produrre almeno qualche auto ibrido, almeno per toglierlo dall’imbarazzo. La politica comunque ora è più chiara: non avere idee, coltivare solo amicizie. 

Buon lunedì. 

Nella foto: frame del video, Donald Trump e Elon Musk, Butler, 5 ottobre 2024