Le azioni di protesta nonviolenta e la disobbedienza civile di attivisti ecologisti e dei movimenti per l’ambiente rientrano nell’esercizio delle libertà sanciti dalle convenzioni internazionali a cui l’Italia aderisce. Ma ora c’è un “salto di qualità” nelle politiche repressive
In generale, il disegno di legge mostra alcune lacune che potrebbero impedire l’esercizio di diritti umani e libertà fondamentali, inclusi (…) le libertà di riunione, espressione e movimento». Questo in sintesi il contenuto di un’opinione legale sul Decreto sicurezza formulata in occasione del dibattito alla Camera dall’Ufficio diritti umani e democrazia (Odihr) dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) che contiene una valutazione di conformità del decreto con le libertà fondamentali ed i diritti umani sanciti da convenzioni internazionali di cui l’Italia fa parte. Oltre alle norme che ampliano arbitrariamente il concetto di terrorismo, quelle sulle occupazioni, o sull’ordine pubblico, che restringono drammaticamente il diritto al dissenso o alla protesta, la valutazione dell’Osce-Odihr si sofferma anche sulla questione relativa ai blocchi stradali, modalità di azione diretta nonviolenta e di disobbedienza civile praticata da movimenti quali Ultima generazione o Extinction rebellion, e sulle aggravanti di pena previste dallo stesso decreto. Non a caso la norma in questione è stata ribattezzata “norma anti Gandhi”. L’Osce-Odihr sottolinea come il decreto in questione introduca, a differenza del passato quando il blocco stradale veniva sanzionato con pena amministrativa, una fattispecie di reato penale, con aggravante specifica in casi nei quali il blocco stradale viene effettuato da più persone, con pene detentive previste che andrebbero da sei mesi a due anni. In realtà i blocchi stradali, in quanto modalità di esercizio del diritto di riunione ed assemblea, andrebbero considerati come “uso legittimo dello spazio pubblico”, in egual maniera di altre modalità di uso dello stesso, quali il movimento di veicoli o persone o lo svolgimento di attività economiche. Pertanto, un certo livello di «interruzione della vita ordinaria causata da assemblee, incluso l’interruzione temporanea del traffico», andrebbe tollerato, a meno che non comporti conseguenze sproporzionate o pericolo imminente alla sicurezza pubblica. Infine, gli organizzatori di tali manifestazioni dovrebbero avere la libertà di scegliere, senza interferenza delle autorità statuali, quali possano essere le modalità più efficaci per far passare il proprio messaggio. Preoccupazioni e critiche riprese anche nel comunicato congiunto della rete “In Difesa di”, Ultima generazione, Extinction rebellion, Legal team Italia, Giuristi democratici e Osservatorio sulla repressione reso pubblico alla vigilia dell’inizio del dibattito in Senato.

Questo articolo è riservato agli abbonati

Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivista
Se sei già abbonato effettua il login