No ad una istruzione subordinata al lavoro, al militarismo, dominata dalle diseguaglianze. Gli studenti chiedono il diritto allo studio per tutti, una riforma della rappresentanza e tutele per il benessere psicologico

Oggi, 15 novembre, in tutta Italia (oltre 30 città) sono scesi in piazza studenti e studentesse della scuola e dell’università. Lo sciopero ha visto la partecipazione di associazioni e sindacati studenteschi: Unione degli studenti (Uds), Rete degli studenti medi, Link coordinamento universitario, Rete della conoscenza. Questo è il documento di Uds in cui si spiegano le ragioni della mobilitazione.

Siamo in una fase storica e politica critica per la popolazione tutta, e nello specifico per quella studentesca. Le riforme e le proposte del ministro Valditara vanno nella direzione di una scuola estremamente performativa, in cui lo studente in quanto tale diminuisce sempre più di importanza, per lasciare spazio al voto, e alle sue future capacità lavorative. Il 15 novembre, come Unione Degli Studenti, abbiamo lanciato uno sciopero studentesco nazionale, per esprimere il nostro dissenso verso le politiche di questo governo. Come studenti pensiamo che in questa fase politica la mobilitazione sia la via necessaria per riuscire a far sentire la nostra voce, vista la disintermediazione e la repressione esercitate da parte delle istituzioni governative. Da oltre 30 anni rappresentiamo il sindacato studentesco a difesa dei diritti degli studenti. Pensiamo che sia necessario una forma di organizzazione fra gli studenti che riesca a tutelare i nostri diritti e a costruire partecipazione. L’azione che portiamo avanti all’interno delle scuole permette di avere strumenti vertenziali a servizio del corpo studentesco, su cui costruire coscienza dei propri diritti e mobilitazione per difenderli. Di fronte una narrazione generale che descrive i giovani come incapaci di interessarsi alla politica, intendiamo offrire un’alternativa fatta di vertenzialità, rappresentanza e mobilitazione. Tutto questo nel corso della nostra storia lo abbiamo fatto in maniera indipendente, seguendo l’idea del sindacato fatto dagli studenti per gli studenti. Nel corso della nostra storia sono state numerose le mobilitazioni che abbiamo avviato e a cui abbiamo partecipato, soprattutto negli ultimi due anni di fronte ad uno dei governi più reazionari nella storia repubblicana del Paese. Il governo Meloni sta mantenendo fede alle promesse preoccupanti annunciate durante la campagna elettorale, a partire dalla questione dell’autonomia differenziata e da quella imminente del premierato. La prima va a toccare profondamente il nostro sistema d’istruzione e in generale la qualità dei servizi pubblici, istituzionalizzando le disuguaglianze sociali ed economiche ingiustamente create nel nostro Paese.

Le stesse politiche verso la scuola portate avanti da Valditara annunciano uno scenario quanto mai preoccupante, a partire dalla riforma degli Its, che esplicita la volontà di rafforzare un rapporto scuola-lavoro sempre più subordinato al mondo delle aziende e che ha prodotto persino tre morti negli ultimi anni. Valditara intende agire però anche sul fronte della didattica e della valutazione tramite la riforma della condotta recentemente approvata, che va ad imprimere una cultura autoritaria e del rispetto fra gli studenti. Negli ultimi mesi di fronte all’approvazione di riforme come queste abbiamo manifestato il nostro dissenso e ci siamo attivati contro un ministro che rifiuta il confronto con le organizzazioni studentesche. Il Fast (forum delle associazioni studentesche maggiormente rappresentative), da regolamento andrebbe convocato almeno una volta ogni quattro mesi, ma non veniamo convocati da febbraio. Una disintermediazione come questa è perfettamente in linea con le intenzioni del governo di reprimere il dissenso in tutte le sue forme, come visto dall’avvio dell’iter legislativo per l’approvazione del DDL 1660. Di fronte una stretta repressiva e securitaria così forte scendiamo in piazza in primis per difendere la libertà di manifestare, a partire dal 15 novembre. Lo sciopero studentesco nazionale però non intende essere solo un appuntamento di opposizione alle politiche ministeriali e governative, ma anche di proposta. Nelle ultime settimane, infatti, abbiamo costruito tramite assemblee fra gli studenti di tutta Italia un manifesto dal titolo “saperi liberi per studenti liberi”. Intendiamo affermare infatti il ruolo trasformativo che le scuole hanno e di come questo non debba essere piegato alla propaganda governativa, ma piuttosto esercitato come strumento di emancipazione per crescere studenti coscienti e con capacità critica. Le nostre proposte toccano le aree più importanti per quanto riguarda l’istruzione pubblica e si dividono in sei punti principali:

● Liberi dalla subordinazione al mondo del lavoro: vogliamo interrompere il sistema
di sfruttamento e alienazione introdotto dalla Buona Scuola in poi, tramite l’abolizione dei Pcto. in favore dell’istruzione integrata. La nostra proposta mira a permettere un insegnamento al saper fare e in generale al mondo del lavoro, ma in ottica critica e all’interno dei plessi scolastici, senza il coinvolgimento di privati che intendono fare profitto sulle spalle degli studenti.
● Liberi dalla cultura della guerra: vogliamo abolire qualsiasi rapporto fra le scuole e le aziende belligeranti, che continuano ad inserirsi nei programmi didattici tramite i progetti di Pcto. Nel contesto bellico attuale la complicità delle nostre istituzioni con l’escalation bellica muove anche da quanto gli studenti vengono introdotti alla cultura di potenza che ne rappresenta la radice.
● Liberi da dinamiche autoritarie e performative: vogliamo un sistema didattico e valutativo che non si pieghi alla cultura del merito tanto difesa da Valditara, ma che riesca a fungere da reale interesse e partecipazione da parte degli studenti. Di fronte ad una didattica passiva e performativa ne opponiamo una partecipativa e problematizzante.
● Liberi da costi insostenibili: vogliamo la garanzia sostanziale del diritto allo studio nel nostro Paese, al momento inesistente. I costi del materiale scolastico continuano ad innalzarsi così come quelli del trasporto pubblico, senza nessun intervento a sostegno delle famiglie meno abbienti. L’impatto più significativo dell’assenza di fondi inadeguato è reso palese dai dati sulla dispersione scolastica in Italia.
● Liberi dal non poter decidere delle proprie scuole: vogliamo una riforma della rappresentanza studentesca che restituisca decisionalità agli studenti. Pensiamo che le scuole possano fungere da “palestra di democrazia”, solo se gli studenti hanno effettivamente spazi di rappresentanza adeguati per poter concretizzare le loro proposte.
● Liberi dal malessere psicologico e dal patriarcato: il sistema didattico e performativo continua ad opprimere gli studenti e continua a creare situazioni di stress e disagio. Per questo vogliamo una scuola dove sia realmente garantito benessere psicologico e che non sia esclusiva verso nessuna soggettività.

Crediamo che un manifesto come questo, esplicitato in proposte concrete per realizzare gli obiettivi citati, possa rappresentare una proposta radicalmente alternativa di scuola, da opporre a quella del ministro Valditara. Nel momento in cui il ministro e il governo non intendono ascoltare e concretizzare le proposte delle forze sociali, queste vanno ottenute tramite uno sforzo mobilitativo che riesca a raccogliere un’ampia partecipazione.

Foto: Rete della conoscenza, 15 novembre 2024