Detenuti trascinati sui corridoi bagnati, spinti nelle celle a calci, ricoperti di liquidi, bagnati con acqua e urina. E parlamentari di maggioranza, che negano l’esistenza di un problema sistemico e spingono per cancellare il reato di tortura

Un «modus operandi diffuso» fatto di «violenze fisiche e atti vessatori nei confronti di alcuni detenuti». Condotte «reiterate nel corso del tempo e messe in atto deliberatamente da un gruppo di agenti penitenziari in servizio presso la casa circondariale di Trapani».

Sono le parole della Procura di Trapani, che ha portato all’emissione di 25 misure cautelari contro altrettanti poliziotti penitenziari in servizio al carcere Pietro Cerulli. Undici sono finiti agli arresti domiciliari, quattordici sospesi dal servizio e altri ventuno risultano indagati.

In totale, quarantasei agenti sono sospettati – per ora – di aver partecipato a torture sistematiche contro i detenuti, scegliendo preferibilmente i più fragili psicologicamente. Il copione? «Tu sei un cane», «Spogliati, coso inutile», ripetevano alle vittime. E poi pugni, sputi. Nel settembre 2021, un uomo recluso è stato colpito con calci sulle gambe e violenti schiaffi alla testa. «In maniera ingiustificata – scrivono gli inquirenti – come segno di disprezzo».

Uomini trascinati sui corridoi bagnati, spinti nelle celle a calci, ricoperti di liquidi, bagnati con acqua e urina. Tutto avveniva nel “Reparto blu”, dove le telecamere di sorveglianza non registravano.

Eppure, a ogni nuovo caso, si sente parlare di «casi isolati». Lo ripetono i parlamentari di maggioranza, che negano l’esistenza di un problema sistemico e spingono per cancellare il reato di tortura. Moltissimi «casi isolati», con un sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, che sembra quasi compiacersi nel mantenere un approccio sadico nei confronti dei detenuti.

Sarà una coincidenza. Certo.

Buon giovedì.