C’è uno zar a Washington. Lo zar americano non si è ancora insediato nelle sue funzioni da presidente ma ha passato gli ultimi giorni a minacciare la Nato – esattamente come quell’altro – non escludendo di usare la forza per prendere la Groenlandia.
Anche questo – come quell’altro – ha accennato a non meglio specificate ragioni di sicurezza nazionale per descrivere come inevitabile l’annessione. A differenza di quell’altro non ha parlato di denazificazione, questo è vero. Forse perché al suo fianco c’è un plutocrate che è il più importante sostenitore del post-nazismo europeo.
C’è uno zar alla Casa Bianca che dopo aver minacciato l’invasione di un Paese Nato ha minacciato la Nato se non rimpinguerà le casse. Poi lo zar dai capelli carota ha spiegato che la Russia «è stata provocata dall’Ucraina», frase che dalle nostre parti viene bollata come filo-putinismo all’istante. Quindi lo zar americano – come ogni zar che si rispetti – è anche d’accordo con l’altro zar.
C’è uno zar americano che annuncia pubblicamente il desiderio di invadere Panama e che ha già indicato al successore di Trudeau la soluzione migliore per il Canada: annettersi agli Usa. In questo caso però è stato magnanimo: niente invasione, promette. Ma si sa, sono promesse da zar.
C’è uno zar a Washington che promette di perdonare coloro che hanno tentato il rovesciamento democratico del suo Stato, rivendendoli come patrioti.
Tra lo zar Usa e lo zar russo però c’è una differenza sostanziale. A Washington è già cominciata la corsa per baciargli la pantofola, pratica in cui eccelle la nostra presidente del Consiglio.
Buon mercoledì.
foto di Gage Skidmore from Surprise, AZ, United States of America – Donald Trump, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=149331624