Salvare prima le persone, ad ogni costo. Che i diritti umani siano una questione pre-politica, ovvero vengano prima di tutto, è la convinzione di un folto gruppo di persone sparse nel mondo. Salvare le persone, prima di tutto, e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni – più o meno in concerto con i suoi ministri – l’ha fatto.
Salvare le persone, prima di tutto, anche se servono irrituali razioni diplomatiche (non rispettare la richiesta di estradizione degli Usa) e anche con sgrammaticature istituzionali (un accordo con un presidente Usa eletto ma non ancora insediato). La presidente del Consiglio l’ha fatto e incassa un plauso bipartisan, coronando il sogno di essere primaria protagonista nei rapporti con Trump in Europa e diffonditrice degli italiani nel mondo.
L’onestà intellettuale spinge a riconoscere l’ottimo lavoro fatto dal governo per la veloce liberazione di Cecilia Sala. Ora sarà il tempo di valutare gli innegabili costi politici dell’operazione. “L’importante è che Sala sia libera”, si diceva. È successo.
Salvare le persone, prima di tutto, vale anche per le donne e i bambini annegati nel Mediterraneo, cadaveri ben prima di ogni legittima idea di gestione delle migrazioni. Salvare le persone, prima di tutto, vale anche per i disperati a Gaza. Salvare le persone, prima di tutto, vale per i giovani delle periferie ammazzati da divise dello Stato. Salvare le persone, prima di tutto, vale per i detenuti, perfino per i colpevoli, come dice la Costituzione.
Salvare tutte le persone, tutte, prima di tutto.
Buon giovedì.
Nella foto: l’arrivo di Cecilia Sala a Roma, 8 gennaio 2024 (foto governo.it)