L'esecutivo deve rapportarsi seriamente con l'intera realtà e fronteggiarla tornando a intessere un confronto con le parti sociali

‘‘La crisi del tessuto produttivo in Italia è seria. Per capirne bene la dimensione è necessario guardare i dati nel loro insieme, anziché metterne in evidenza solo alcuni che possono fornire, fuori contesto, un’impressione più positiva di quanto la situazione non sia in realtà. Per il nostro Paese è fondamentale guardare l’andamento della manifattura insieme a quello dei consumi, i quali ci parlano del potere d’acquisto dei lavoratori, delle famiglie e dei pensionati.
La scorsa settimana dell’economia italiana si è chiusa con la diffusione dei dati di novembre dell’Indice Rtt di Confindustria e di quelli sul commercio al dettaglio raccolti dall’Istat. Il quadro che ne emerge, che il Centro Studi di Lavoro&Welfare ha esaminato, è tutt’altro che positivo.
Cominciamo dalla manifattura che registra, su base tendenziale, il ventunesimo mese consecutivo di calo del fatturato.
L’indice Rtt (Real Time Turnover Index), viene elaborato dal Centro Studi di Confindustria sulla base dei dati di fatturato, destagionalizzato e deflazionato, del campione di imprese raccolto dalla tech company TeamSystem.
L’indice, spiega viale dell’Astronomia, «registra un significativo calo in novembre (-3,4%). L’indicatore mostra le maggiori riduzioni nei servizi e nell’industria».
Scendendo nel dettaglio, «in novembre, Rtt indica un calo del fatturato a prezzi costanti delle imprese, pari a -3,4%, che corregge al ribasso il livello dopo il balzo di ottobre».
Prendendo in esame i singoli settori produttivi, «il calo di RTT nell’industria (-5,1% a novembre) annulla quasi per intero l’aumento del mese precedente…. Nei servizi l’andamento è analogo, ma la correzione al ribasso (-3.7%) è meno forte.
Per le grandi imprese RTT indica a novembre una forte flessione (-4,2%), sempre dopo il balzo di ottobre. Moderati i cali per le piccole imprese (-1,6%) e per le medie (-1,8%)».
Riassumendo, la manifattura, in particolare le imprese di più grande dimensione, va male, registrando, come illustrato in precedenza, un forte calo del fatturato. Teniamo a mente questo punto sul quale torneremo più avanti.
Cosa ci dicono i dati Istat sul commercio al dettaglio? «A novembre 2024 – spiega l’Istituto di statistica – si stima, per le vendite al dettaglio, una variazione congiunturale negativa sia in valore (-0,4%) sia in volume (-0,6%). Sono in diminuzione sia le vendite dei beni alimentari (rispettivamente -0,1% in valore e -0,6% in volume) sia quelle dei beni non alimentari (-0,7% in valore e in volume)». Se nel terzo trimestre il commercio al dettaglio vede una crescita moderata, novembre fa registrare «una variazione congiunturale negativa sia in valore (-0,4%) sia in volume (-0,6%)».
Intanto, fra l’altro, si annuncia un aumento del costo del gas e, perciò, della bolletta energetica a carico delle imprese e dei consumatori.
Tutto si tiene in economia; e l’andamento dell’industria, che in Italia è la spina dorsale del sistema, si riflette sui rinnovi contrattuali. Lo testimonia la rottura della trattativa su uno dei più importanti contratti nazionali: quello dei metalmeccanici. Da una parte, i sindacati dei lavoratori pongono giustamente come punto centrale un incremento dei salari messi a dura prova dalla stagione dell’inflazione, che, come abbiamo visto, ha lasciato il segno sui consumi e, dall’altro, da un trentennio di blocco del potere d’acquisto delle famiglie di chi lavora per vivere. Dall’altra, le imprese industriali, gravate da 21 mesi consecutivi di calo dei fatturati, denunciano le loro difficoltà.
La manifattura di tutta Europa, in un’epoca di grande incremento dell’alta tecnologia nella quale guidano la corsa Stati Uniti e Cina, è in una crisi serissima. In questi giorni il mondo guarda a Washington con il terrore che l’amministrazione Trump, che andrà in carica il 20 gennaio, scateni violente guerre commerciali. E tutto questo potrebbe accendere una crisi sociale alla quale è difficile trovare termini di paragone nel dopoguerra.
L’Esecutivo deve guardare con più serietà a questa situazione e rapportarsi concretamente con l’intero scenario, che non è per niente rassicurante. Se la manifattura stenta, la domanda interna rallenta e tutto, nella circolarità del sistema economico, si avvia verso una drammatica fermata.
È necessario rapportarsi seriamente con l’intera realtà e fronteggiarla, in primo luogo, tornando a intessere un confronto e un dialogo preventivi con le parti sociali, troppo spesso messe di fronte solamente a fatti compiuti.

Il fermarglio di Cesare Damiano.

L’autore: Cesare Damiano, già sindacalista e parlamentare in tre legislature, è stato ministro del Lavoro ed è presidente dell’associazione Lavoro & Welfare