La scelta della presidente del Consiglio di sposare in toto la linea Trump-Musk non porterà benefici. Anzi. Dalle telecomunicazioni ai sistemi di sicurezza, dal risparmio gestito all’acciaio, nel Paese dominerà la finanza Usa. E saremo sempre più isolati in Europa
La politica estera di Giorgia Meloni, più ancora che del suo governo, praticamente muto su questo versante, risulta molto chiara. La presidente del Consiglio ha ben capito che l’amministrazione Trump sarà assai dura con l’Europa, introducendo dazi doganali pesanti per ridurre il disavanzo della bilancia commerciale, e avrà grandi pretese in termini di spesa militare in sede Nato: in sintesi l’Europa sarà il bersaglio primario dell’offensiva trumpiana, che utilizza il proconsole Musk come demolitore (attraverso il sostegno a tutte le destre più brutali) di ogni prospettiva di un’Europa dotata di un qualche peso. Alla luce di ciò Giorgia Meloni spera di “salvarsi” dal trattamento americano mostrandosi l’allieva modello, la scolaretta più ossequiosa nei confronti della “dottrina Trump” ed evitando così il trattamento riservato agli altri Paesi del Vecchio Continente. Questa posizione ha però due enormi pericoli rappresentati dalla necessità di svendere l’intero patrimonio strategico del nostro Paese, compresa la gigantesca partita del risparmio gestito, dal capitalismo finanziario a stelle e strisce e dal pressoché totale isolamento nei confronti del resto dell’Europa: un isolamento che rischia di essere devastante per un Paese come l’Italia che esporta molto negli Usa ma che ha con alcune realtà europee un formidabile legame, corroborato dal fatto di avere come moneta l’euro e il debito nazionale denominato in quella moneta.
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