Trump è andato, dunque, alla guerra dei dazi. Imponendo, a partire dal 4 febbraio, tariffe supplementari del 25 per cento sulle merci canadesi e messicane e del 10 sul quelle cinesi. Ha anche dovuto adottare una cautela relativa all’importazione di idrocarburi dal Canada: si tratta di prodotti utilizzati dal settore energetico Usa sui quali la nuova tassazione si ferma anch’essa al 10 per cento. Questo, nell’ovvio timore che i costi supplementari finiscano per scaricarsi sui consumatori americani. Cosa che con i dazi è piuttosto ovvio che accada.
Se lo scopo di tali imposte è quello di favorire le produzioni domestiche del Paese che le adotta, prima che ciò accada è assai probabile che siano i consumatori a vedersi addossare l’aumento dei costi delle merci sovra-tassate. Tant’è che, dopo aver promesso, fin da quando aveva espresso l’intenzione di applicare i dazi, che ciò non sarebbe accaduto, domenica ha, invece, scritto su “Truth”, il suo social media personale, “ci sarà un po’ di sofferenza? Sì, forse (e forse no!)”. Forse. Più realisticamente, sì.Larry Summers, che fu segretario al Tesoro dell’Amministrazione Clinton, prevede che la situazione provocata dai dazi di Trump sarà “uno shock dell’offerta auto-inflitto”. Ossia, una riduzione improvvisa e significativa della disponibilità di beni e servizi che porterà con sé conseguenze economiche negative. Tant’è. Vedremo presto gli effetti di questa forma di guerra commerciale che il Presidente Usa sta avviando.
Intanto, l’Europa sembra voler cominciare a reagire al brutale cambio dello scenario globale in corso e alla situazione critica nella quale è immersa la sua economia ormai da molti mesi. Senza contare l’attesa per le azioni ostili di Trump. La scorsa settimana la Commissione Europea ha presentato la sua nuova iniziativa strategica intitolata “Bussola per la Competitività”. Di cosa si tratta? Innanzitutto della prima presa d’atto fattiva del Rapporto Draghi presentato lo scorso anno. Il documento, nelle intenzioni della Commissione, che lo indirizza al Consiglio e al Parlamento, è “una bussola che guiderà il lavoro nei prossimi cinque anni e stila una lista di priorità per reinnescare il dinamismo economico in Europa”. L’indirizzo è fondato su tre pilastri. Primo, l’innovazione per colmare il divario di competitività attraverso misure che semplifichino la regolamentazione e promuovano investimenti in tecnologie avanzate; secondo, la decarbonizzazione perseguita attraverso lo sviluppo di un piano congiunto che non comprometta la crescita economica, mirando a rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero; terzo, la riduzione delle dipendenze strategiche da Paesi terzi, diversificando le catene di approvvigionamento.
Ai tre pilastri si sommano cinque fattori trasversali definiti “abilitatori di competitività” che supportano l’intero piano: semplificazione normativa, riduzione delle barriere nel Mercato Unico, finanziamento della competitività, promozione di competenze e lavoro di qualità e miglior coordinamento delle politiche nazionali tra i Paesi dell’Unione.
Si può osservare che un “non detto” sia quello di una rimodulazione della strategia di decarbonizzazione, ossia del Green Deal, che, nella sua astratta rigidità, ha avuto conseguenze sistemiche sulla manifattura, in particolare su quel settore dell’automotive messo praticamente in ginocchio. In secondo luogo, emerge come la Commissione abbia, infine, preso sul serio, in particolare, i contenuti del Rapporto Draghi. Contenuti accolti, in un primo tempo, in molti ambienti politici ed economici, con grande scetticismo.
La realtà oggi ci appare ben diversa. L’Europa è sola in tempi molto difficili. Sola e ammalata di quel sovranismo che non può far altro che condurre le “piccole patrie”, nella migliore delle ipotesi, a un misero vassallaggio in favore degli Stati Uniti o della Cina. E tra meno di venti giorni scopriremo quale sarà l’esito delle elezioni politiche in Germania. Un appuntamento che ci dirà molto sul futuro (incerto) dell’Europa.
Il fermaglio di Cesare Damiano
L’autore:Cesare Damiano, Presidente Associazione Lavoro&Welfare, www.cesaredamiano.org
foto di The White House from Washington, DC – President Trump at Davos, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=86164607