In nome di un diritto gentile che non entra nelle questioni private dei cittadini che rispettano la legge

Lo scorso 14 dicembre è entrata in vigore la legge n. 177 del 2024 recante “Interventi in materia di sicurezza stradale e delega al governo per la revisione del codice della strada di cui al decreto legislativo n.285 del 1992” impropriamente etichettata come “il nuovo codice della strada”.

Uso l’avverbio “impropriamente” perché, in realtà, con il semaforo rosso ci si deve ancora fermare, la precedenza si deve sempre dare a chi viene da destra e non si può andare contromano, così come non si può guidare ubriachi o sprovvisti della patente di guida regolarmente conseguita. Le regole fondamentali, quindi, sono rimaste invariate e con una sufficiente conoscenza della segnaletica stradale e un po’ di buon senso, possiamo continuare a percorrere tranquillamente il patrio suolo asfaltato con le nostre due o più ruote. Senonché, fatta la tara dei dovuti toni trionfalistico-minatori con i quali la novella è stata annunciata, un dato mi è parso alquanto allarmante.

Questo articolo è riservato agli abbonati

Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivista
Se sei già abbonato effettua il login