Gaza brucia ancora, come se la storia non fosse mai servita a niente. La tregua, una farsa utile ai governi per guadagnare tempo, si è dissolta nel fumo delle esplosioni. Netanyahu, sempre più prigioniero della sua stessa guerra, sacrifica tutto, ostaggi compresi, pur di non cedere alla realtà di un fallimento. E l’Europa? L’Europa osserva, deplora, e nel frattempo fornisce a Israele il necessario per continuare la mattanza.
Il laboratorio Gaza dimostra che si può fare: si può assediare una popolazione fino a ridurla in macerie, si può condannare alla fame, si può violare una tregua senza pagare alcun prezzo politico. Una scuola di impunità, dove la legge internazionale è carta straccia e il diritto di autodeterminazione non vale per tutti. Non per i palestinesi, non per chi non rientra nella geografia della civiltà che l’Occidente si racconta.
Nel frattempo, a Gerusalemme, le famiglie degli ostaggi riempiono le piazze gridando quello che nessuno al potere vuole ammettere: Netanyahu non ha il mandato per sacrificarli. Ma non c’è spazio per i dubbi quando la sopravvivenza politica si misura in bombardamenti. Netanyahu lo sa e scommette tutto sulla guerra, mentre i cadaveri si accumulano e la comunità internazionale volta la testa dall’altra parte.
La grande illusione era pensare che tutto fosse finito. Ma chi vive sotto le bombe non ha mai avuto il privilegio di illudersi.
Buon mercoledì.