Il presidente statunitense Trump pratica il sabotaggio della tassazione internazionale e punta al dividi et impera. L’Unione europea si alzi in piedi e difenda il multilateralismo

Trattiamo delle conseguenze economiche di Mr. Trump. Ma va subito avvertito che è praticamente impossibile scindere le conseguenze economiche da quelle politiche, sociali, istituzionali, culturali: la catastrofe ha natura multidimensionale. Muoviamo dalla politica economica interna agli Usa, per passare poi alle due principali questioni economiche internazionali al momento sul tappeto - i dazi e la tassazione delle multinazionali - per concludere con qualche considerazione (auspicio) sulla possibilità di un nuovo ordine internazionale senza gli Usa. Guardiamo alle cose dall’Europa, quella che abbiamo e quella che vorremmo.

Il 3 luglio il Congresso ha definitivamente approvato, con un piccolissimo scarto di voti, la legge di bilancio che Trump ha voluto chiamare Big Beautiful Bill (Bbb, legge grande e bella). Si tratta, invece, neanche dirlo, di una legge grande sì, ma orribile, come ha titolato il New York Times il 5 luglio. Dal lato del prelievo, il provvedimento conferma i tagli di imposta alle imprese, introdotte da Trump nel 2017, che altrimenti sarebbero scaduti, e ne introduce di nuovi. Dal lato della spesa si taglia quel poco di spesa sociale che ancora sussiste negli Usa, come il programma sanitario per i poveri (Medicaid) e l’assistenza alimentare ai bisognosi. Si aumentano invece gli stanziamenti per il controllo della sicurezza delle frontiere e dell’immigrazione. Nel complesso, si tratta di un provvedimento fortemente regressivo: trasferisce reddito dai più poveri ai più ricchi. Gli effetti sul disavanzo e sul debito saranno, inoltre, disastrosi: da qui al 2034 il rapporto debito/Pil aumenterà, a causa del provvedimento, di altri dieci punti percentuali, arrivando al 141-144% del Pil. La correzione di tali effetti tendenziali sull’equilibrio finanziario è affidata, oltre che alla tradizionale fiducia, che accompagna il partito repubblicano dai tempi di Reagan, sui tagli di imposta che si autofinanziano, per l’effetto positivo che esercitano sull’economia, all’incremento dei proventi doganali derivanti dagli aumenti dei dazi. Trump ha più volte declamato che con i dazi gli Stati Uniti stanno incassando, e tanto più incasseranno in futuro, un sacco di soldi. Ma ai dazi Trump

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