Corridoi umanitari per bambini e giovani affetti da diabete mellito di tipo 1, la cui vita è a rischio per l’assenza di insulina. Da Diabete Italia, che lei stessa ha contattato grazie a mail e social, arriva la testimonianza di Lujain Nashwan, 19 anni, tra gli sfollati di Gaza City. Il suo è un grido per se stessa e per quanti come lei stanno rischiando di morire se non sotto le bombe per l’assenza di insulina. A raccontare la sua storia è Monica Priore, del direttivo dell’associazione che con Lujain sta tenendo contatti quotidiani, “per sostenerla, incoraggiarla e presidiare, anche se ormai non ce la fa più”. Lujain è infatti in chetoacidosi, quindi in iperglicemia costante, una condizione clinica che, se non corretta, può condurre alla morte. A Gaza non c’è più insulina, né cibo né acqua pulita. Negli ospedali non distrutti mancano farmaci e dispositivi. Negli ultimi tre mesi Lujain ha resistito con somministrazione di prodotto scaduto e mal conservato. Trattandosi di un farmaco termosensibile, che nel passaggio di temperature perde la propria efficacia, l’insulina andrebbe infatti mantenuta nei frigoriferi. I frigoriferi però non sono in funzione dati i continui black-out, che si susseguono da novembre 2023. Lujain ha un certificato rilasciato dall’ospedale di AL- HELOU di Gaza, più volte bombardato e oggi privo delle risorse di base. Diabete Italia, per voce del Presidente Stefano Nervo e del direttivo, lancia dunque l’allarme, ricordando che su 2 milioni di palestinesi che abitavano Gaza, sono circa 71 mila quelli affetti da diabete. Tra loro, si stima che almeno mille soffrano del tipo I. Realisticamente sono almeno il triplo. E senza insulina si muore. Nervo e Priore riportano le testuali parole di Lujain. “Negli ultimi tre mesi sono stata costretta a usare insulina scaduta dal 2024. Le strisce per controllare la glicemia non esistono sul mercato e quando si trovano hanno prezzi proibitivi. Non ho mai avuto accesso a microinfusori né a sensori. La mia casa è stata distrutta e oggi vivo in una tenda, senza possibilità di conservare i farmaci in frigorifero a causa dei continui blackout. Dopo due anni sono riuscita a fare un’emoglobina glicata: era oltre l’11%. Vivo tra frequenti svenimenti dovuti a valori di glicemia fuori controllo. Ogni giorno è una battaglia per sopravvivere.” Questo quanto riferiva due giorni fa. Dopo l’invasione di terra di Israele, le operazioni militari in corso e gli ordini di evacuazione, insieme alla madre e alle sorelle è tra le 40 mila persone che si stanno spostando verso Sud. Diabete Italia cerca di agevolare contatti sicuri nei pochi presidi ospedalieri della striscia, ma la situazione è sempre più difficile. Manca internet, ricaricare il cellulare sta diventando impossibile. “Questa testimonianza è solo la punta dell’iceberg. Centinaia di bambini e persone condividono la stessa drammatica condizione”. Diabete Italia chiede dunque al Governo di attivarsi per corridoi umanitari e alle ONG, OMS e Croce Rossa di “inserire i pazienti con diabete di tipo 1 tra quelli prioritari nelle evacuazioni”. Si rende immediatamente disponibile “a coordinare l’accoglienza sanitaria in Italia, in rete con ospedali e centri di diabetologia pediatrici e per adulti”. Strazianti le parole di Lujain: “Non lasciatemi sola”, scrive, con la speranza di arrivare “in Italia, il Paese dell’umanità”. In un conflitto che conta decine di migliaia di morti Diabete Italia è chiara: “Il diabete di tipo 1 non aspetta la fine di una guerra. Non possiamo permettere che bambini e giovani muoiano solo perché la loro malattia cronica non trova spazio tra le priorità degli aiuti.”

«A Gaza si muore anche per la mancanza di insulina», l’appello di Lujain e la richiesta di corridoi umanitari
La testimonianza della 19enne palestinese, affetta da diabete di tipo 1 denuncia una crisi sanitaria nell'immane scempio della guerra su Gaza. Diabete Italia lancia l’allarme: migliaia di bambini e giovani rischiano la vita e chiede al governo italiano e alla comunità internazionale di attivare corridoi umanitari immediati



