La guerra in Ucraina è stata molto spesso un fenomeno incompreso, soprattutto dall’opinione pubblica, a causa della narrativa focalizzata sulle questioni militari. Incauti e improvvidi commenti hanno contribuito a ridurre il conflitto a un mero aspetto militare. Tuttavia questa guerra, prima ancora che un fatto militare, rappresenta l’evoluzione di rapporti diplomatici, dinamiche economiche ed equilibri informativi e di cyber-tecnologie. L’aspetto militare e strategico sono solo l’ultimo stadio della crisi ucraina e della desolante gestione da parte della Nato e dei Paesi occidentali. L’Alleanza atlantica è complice dell’imbarazzante sconfitta in Iraq, che ha causato la nascita del sedicente Stato islamico e l’avvento al potere di un governo jihadista in Siria. Ha dovuto abbandonare frettolosamente l’Afghanistan nel 2021, incalzata dalle forze talebane dopo vent’anni di occupazione iniziata nel 2001, e ora si appresta a essere ulteriormente umiliata in Ucraina.
Il potere militare e strategico dell’Alleanza è indiscutibilmente superiore a quello dei suoi avversari, eppure dal 1991 a oggi viene puntualmente sconfitta. Questa è la riprova che le guerre contemporanee non dipendono dal potere militare se non in minima parte. Gli aspetti militari dei conflitti attuali sono assolutamente secondari rispetto a quelli economici. Al momento dell’invasione dell’Ucraina, in pochi avrebbero scommesso sui risultati ottenuti da Mosca. Eppure la Federazione russa ha saputo adattare la propria economia allo sforzo bellico e intessere relazioni diplomatiche che l’hanno condotta a stabilizzare la situazione: il punto in cui è probabilmente più razionale ottenere una pace che deprivi l’Ucraina di parte del proprio territorio e sancisca la sconfitta dell’Occidente. Le forniture di armi all’Ucraina e l’addestramento dei militari ucraini non sono mai state la soluzione al conflitto, ma solo un palliativo per resistere in attesa di una soluzione diplomatica. La Russia ha dimostrato un notevole adattamento all’escalation occidentale e mantiene in stato di allerta perenne le difese aeree orientali.
Investire in riarmo anziché in iniziative economiche e diplomatiche per isolare Mosca porta solo a un ulteriore e pericoloso innalzamento della tensione. L’estremizzazione militare del conflitto corrisponde a una volontà occidentale di esasperarlo; la realtà è che questo conflitto è molto meno militare di come viene presentato all’opinione pubblica. Il tragico errore di basare la risposta alla guerra sull’aumento degli sforzi militari è evidente nel deludente utilizzo degli armamenti occidentali da parte dell’Ucraina. L’episodio degli F-16, tanto reclamati dal governo Zelensky e rivelatisi fallimentari, è emblematico. Il conflitto in Ucraina ha causato la morte di almeno 400.000 persone tra ucraini e russi e la devastazione di un intero Paese che era partner economico di molti Stati europei. Eppure in Occidente la guerra viene rappresentata essenzialmente in funzione di se stessa, e le notizie che fanno audience sembrano essere solo le provocazioni russe nei paesi est-europei e i rischieramenti dell’Alleanza atlantica a ridosso delle frontiere russe.
Da un certo punto di vista, sembra addirittura più matura l’operazione propagandistica russa, controllata dal regime, che ha fatto evolvere i temi da un’iniziale guerra per la «liberazione» dei cittadini russi e russofoni in Ucraina alla necessità di contrastare gli ideali decadenti dell’Occidente, rispetto alla superficiale analisi occidentale. Dopo quasi quattro anni di guerra, è forse il caso di ammettere l’ennesima sconfitta occidentale, causata anche dal fraintendimento della guerra come episodio isolato e prettamente militare. Questo è necessario per evitare il rischio di ripetere la débâcle afghana, maturata dopo vent’anni di sangue, distruzione e incapacità di ricostruire un paese. In questa necessaria presa di coscienza non bisogna accanirsi solo contro la Nato, efficiente ma obsoleta in un mondo rivoluzionato rispetto al secolo in cui nacque l’Alleanza. Occorre anche prendere atto del deserto diplomatico ed economico che si è creato attorno al decadente mondo occidentale, a causa dell’impasse europea. Un mondo ormai chiuso nelle sanzioni, nell’orrore per l’immigrazione e nell’ignoranza sbandierata come metodo di governo.
Foto di Myko Makhlai su Unsplash




