All’ Another Studio di Roma, Marilina Succo, Alice D’Amelia e Roberto Capanna hanno dato vita a un progetto interdisciplinare in cui arte, performance, design, alta gastronomia e musica elettronica e convivono in un’unica esperienza sensoriale.

All’Another Studio di Roma è andato in scena WHOLE 3:Pain(Ted) Love, terza parte di un ciclo ideato e organizzato dall’artista e produttore musicale Roberto Capanna (presente anche con proprie opere alcune delle quali inedite ndr), con la direzione artistica di Alice d’Amelia. Questa volta gli artisti e i performer si sono confrontati direttamente con il conflitto e l’elaborazione del dolore (Pain) in relazione all’amore (Love), ultimo capitolo necessario per l’articolazione di un macro-tema complesso che vuole affrontare le dinamiche del ciclo vita-morte-rinascita, focalizzandosi sulla elaborazione emotiva di questi momenti.

L’elemento centrale di Pain (Ted) Love Whole 3 è già nel titolo: un gioco di parole che lega intrinsecamente il dolore (Pain) all’atto di dipingere e all’amore (Love), inteso come “energia creativa e contrasto vitale”, che viene rappresentato, ma anche “agito” nelle performance degli artisti, (qui chiamati a presentare le loro opere in percorsi personali portando una propria specificità anche nella progettazione degli spazi ndr).

“Universal order” è una riflessione sulla condizione umana, un invito a riscoprire il legame invisibile che unisce ogni essere vivente. Autrice della tela (in foto) è Marilina Succo, attrice diplomata all’Accademia di arte drammatica con ruoli in film e fiction (La bella estate, Giustizia per tutti), attività che affianca stabilmente a quella di artista multimediale, passando dalla pittura alla scultura e al teatro, come testimonia anche la bella performance nella quale Marilina Succo strappa pezzo dopo pezzo uno striscione sul quale campeggia la scritta: Fino a che punto sei disposto a dire sì?, un suo lavoro in cui scava nella profondità dei rapporti.

Ma veniamo all’oggi, in questa nuova tela di Marilina Succo la ripetizione dei volti identici diventa simbolo dell’infinità dell’umanità, ma anche del suo cuore condiviso: un battito universale che pulsa al di là delle differenze. Ogni volto, pur nella sua apparente uniformità, ci ricorda che dentro ciascuno scorre la stessa scintilla di vita, lo stesso bisogno di amore, di riconoscimento e di appartenenza.

Al centro della composizione vi è un piramide, realizzata con un delicato filo di stoffa arancione, potente “metafora della stratificazione sociale”. Ma in questa rilettura, quel filo sottile può essere anche interpretato come il filo dell’amore che tenta di collegare i diversi livelli dell’esistenza umana.

“La sofferenza dei più vulnerabili non è più solo conseguenza di un sistema ingiusto, ma anche un richiamo al risveglio dell’amore: un invito a guardare l’altro non come un estraneo, ma come parte di noi” – scrive la Succo, suggerendo che: “Solo attraverso questo sguardo empatico – libero da giudizio e paura – si può intravedere la possibilità di una vera rinascita collettiva.”

Sveva Angeletti invece ha realizzato un’installazione ambientale  effimera, con cui si interroga sul fragile confine tra corpo ed emozione. La sua ricerca artistica affonda le radici nell’osservazione e nell’analisi delle relazioni interpersonali. I temi centrali della sua poetica sono il tempo e lo spazio, intesi come palcoscenici delle connessioni umane – in particolare tra gli attori che compongono il microcosmo del mondo dell’arte. Il suo tocco, ironico e provocatorio, incuriosisce lo spettatore e apre la strada a molteplici livelli di interpretazione: da un primo senso di divertimento ludico – un inganno visivo o un ricordo nostalgico – a una consapevolezza riflessiva che talvolta sfiora il disagio esistenziale.

In Ricordo le mani, la loro superficie l’artista, attraverso una narrazione intima, prende come punto di partenza la sindrome di Takotsubo (nota anche come “Cardiomiopatia da stress” o “Sindrome del cuore spezzato” , è una condizione cardiaca acuta e generalmente transitoria, scatenata da un intenso stress emotivo o fisico). In questa condizione, un dolore improvviso deforma il cuore, come se la materia stessa si piegasse al sentimento. Il lavoro si articola anche in un paesaggio sonoro che si diffonde dall’interno di alcuni vasi appesi al soffitto di una stanza vuota: un elettrocardiogramma che si trasforma in onde e battiti digitali. Un cuore che continua a parlare attraverso il suono della sua memoria.

Ed ecco MMarla (pseudonimo), una giovanissima artista romana. Il suo linguaggio artistico usa un oggetto quotidiano e apparentemente insignificante come lo scontrino come mezzo simbolico e concettuale. Per MMarla, l’arte è uno strumento libero e potente, capace di incarnare momenti e missioni di riscatto personale e collettivo. Lo scontrino nelle sue mani diventa una metafora di una società mercificata e, allo stesso tempo, una critica al consumismo dilagante e una denuncia della svalutazione della creatività.

L’evento Pain(Ted) Love Whole 3 si rivela, nella sua strutturazione, un esperimento curatoriale di successo nella gestione di un tema complesso. La direzione artistica di Alice d’Amelia ha saputo orchestrare un percorso in cui l’impatto critico non deriva dalla somma delle singole opere, ma dalla tensione dinamica e dalla complementarietà delle poetiche.

in apertura foto di Marlina Succo davanti al suo quadro, foto di Giacomo Nicita

L’autore: Lorenzo Pompeo è slavista, traduttore, saggista e docente universitario. Per i tipi di Left ha pubblicato il libro Carlo Levi, vita di un antifascista, medico e artista