Ci sarebbe una buona notizia per chi pensa ancora che la tutela del paesaggio faccia parte dei doveri costituzionali di chi governa: il piano paesaggistico della Toscana impostato dall’assessore professoressa Anna Marson dell’università di Venezia (in foto) è stato oggetto di una durissima battaglia ma alla fine è stato approvato dal Consiglio regionale.
Era ora, si dirà. E’ anche un po’tardi. Oggi i treni superveloci attraversano l’Appennino senza mai offrire ai viaggiatori lo spettacolo dell’immonda cascata di costruzioni che sembra rotolare giù come un’immensa rovina o come un gioco di un lego infantile su quelle che un’epoca fa erano le verdi colline appenniniche da Vernio a Prato e a Rifredi. Ma da uno dei rarissimi interregionali per chi si sposta a prezzi bassi, una volta superata la stazione di San Benedetto Val di Sambro coi suoi ricordi di un attentato mostruoso, sbucando dalla galleria “direttissima” monumento del lavoro e delle sue vittime, ci si trova all’improvviso in mezzo a una fungaia di costruzioni che in pochi anni si è moltiplicata senza misura. Addio bellezza della Toscana.
Poi il viaggiatore si gusterà le periferie di Firenze o le immense fughe di inutili disabitati capannoni sulla linea ferroviaria del Valdarno inferiore – dove hanno costruito su un visibilio di ettari di terreno agricolo anche un interporto lunare, vuoto e disabitato da anni. Ma almeno, si dirà, abbiamo le vette delle Apuane; lì, al di sopra del 1200 metri basta escavazione. Eppure ogni limite appare intollerabile alle insaziabili brame dei profittatori dei beni comuni – le montagne, il paesaggio. Sulla stampa cosiddetta benpensante si sono letti commenti rabbiosi. Sappiamo da tempo immemorabile quanto violenti siano gli appetiti di chi paga affitti da terreni agricoli per le cave del marmo michelangiolesco di Carrara. E non parliamo di quello che accade sui vicini arenili tirrenici, un altro di quei beni collettivi oggi perduti per la collettività. Ma consoliamoci almeno con le Apuane e auguriamoci che sia l’avvio di una pratica diversa, quella del rispetto per la natura – e che cessi magari quella incivile pratica di nascondere nelle cave dismesse delle Apuane tutti i materiali pericolosi che non si sa dove mettere, come l’amianto.
Tuttavia aspettiamo a rallegrarci. I toni della parte battuta sono stati pesantemente insultanti e minacciosi. La parte battuta, ovviamente, non è un partito diverso da quello che governa la Toscana: è sempre quello, anzi ne è la “maior pars”. Parte per ora tacitata e intimidita dall’attenzione generale che per una volta ha circondato i luoghi della decisione politica; ma in attesa di una vendetta.
Un rampante renziano della prima ora, Gianluca Parrini consigliere regionale Pd, non si è limitato ad aggredire con parolacce da trivio la professoressa Marson dichiarando in pubblica assemblea : “Lei vincerebbe il Nobel della stupidità”. Lui, evidentemente, non si sente stupido; è furbo e rapido nelle scelte del carro su cui salire. E può minacciare la professoressa Marson della punizione più grave che riesce a immaginare – la perdita della poltrona. Dopo aver definito l’intervento dell’assessore “inaccettabile per forma e sostanza, e intollerabile per la supponenza rispetto al Consiglio regionale”, ha aggiunto: “Una cosa mi rassicura: la sua solo parziale soddisfazione significa che probabilmente il piano è abbastanza buono. L’unica cosa positiva – ha concluso Parrini – è che tra qualche settimana lei, come assessore, sarà solo un brutto ricordo”.
I signori delle poltrone hanno deciso, una persona capace ed esperta è troppo per loro. Lo tengano presente gli elettori toscani, almeno entro i margini che la legge elettorale lascia ancora a loro disposizione. Ma intanto, almeno una cosa la sappiamo: la cosiddetta “sinistra di governo” ha scelto la parte da cui stare: e non è la parte delle classi popolari, degli interessi generali e dei valori della Costituzione.