Il paradosso dei paradossi: non si tratta più di lavorare per avere un reddito ma avere un reddito per poter lavorare. E’ quanto racconta Valeria, titolare di uno studio legale in una lettera-manifesto che circola in rete. Valeria è avvocato, ha 42 anni, ma non ce la fa a pagare i contributi richiesti dalla Cassa forense. E se non paga rischia di essere cancellata dall’Albo e quindi di non poter lavorare. Ma se non lavora non può pagare la previdenza. E così all’infinito. Un incubo che non riguarda solo gli avvocati ma anche tanti altri liberi professionisti: architetti, farmacisti, ingegneri ecc.
E poi ci sono gli archivisti, gli archeologi, i giornalisti, le guide turistiche, i geometri. Il popolo delle partite Iva, gli autonomi, il “quinto stato” per riprendere il titolo di un libro di Peppe Allegri e Roberto Ceccarelli, ma anche la maggioranza invisibile raccontata nell’omonimo saggio da Emanuele Ferragina. Queste categorie di nuovi sfruttati, sempre divise in passato, per la prima volta si sono unite ideando una piattaforma comune e due mesi fa è nata la #coalizione27febbraio. Chiedono una previdenza e un’assistenza più equa, ammortizzatori sociali estesi a tutti, una unificazione del sistema previdenziale che oggi è diviso in 21 casse private.
La “carovana dei diritti” venerdì 24 aprile alle 9.30 si presenterà davanti alla sede dell’Inps all’Eur a Roma. Il popolo degli autonomi e delle libere professioni hanno già una lettera pronta da consegnare al presidente Tito Boeri, le cui dichiarazioni sull’estensione di un reddito minimo per gli over 55 senza lavoro hanno fatto ben sperare il popolo degli autonomi.
Questa la lettera per il presidente dell’Inps Tito Boeri
Egregio Dott. Boeri,
siamo lavoratori, professionisti autonomi, atipici e ordinisti, parasubordinati, precari della ricerca, studenti, iscritti al programma ‘Garanzia giovani’; Le scriviamo perché venerdì 24 aprile saremo sotto il suo ufficio, con un’intenzione chiara: poterLa incontrare, presentarLe le nostre istanze.In queste settimane abbiamo letto con attenzione le Sue dichiarazioni: una vera e propria proposta di riforma del sistema previdenziale, che presenterà al governo entro giugno. Abbiamo notato la Sua insistenza sull’estensione in senso universalistico delle protezioni sociali, così come l’indisponibilità di Palazzo Chigi a prestarLe ascolto. Ci è chiaro: Lei ha in mente un nuovo INPS capace, riprendiamo le Sue parole, di combinare previdenza e assistenza. Non sono casuali, dunque, i Suoi espliciti riferimenti ad un reddito minimo di cittadinanza per gli over 55 che perdono il posto di lavoro e non possono accedere alla pensione; all’idea di ricalcolare le pensioni alte con il metodo contributivo per una redistribuzione delle risorse verso il basso (così auspichiamo e abbiamo capito); all’unificazione dei trattamenti previdenziali. Al centro l’«operazione trasparenza», in netta controtendenza rispetto alle politiche del suo predecessore.
Tutto molto importante, indubbiamente; ma se la direzione è quella di estendere in senso universalistico le protezioni sociali, ancora insufficiente. Oltre agli ‘esodati’ ‒ da tutelare a ogni costo intendiamoci ‒ c’è un mondo, il nostro, che in questo stato di cose non accederà mai ad una pensione dignitosa. Un mondo del lavoro che non dispone di ammortizzatori sociali, che è sottoposto a una pressione fiscale insostenibile, che non dispone di welfare né diritti.
Tanti, tantissimi, che giunti al bivio dell’insostenibilità hanno scelto di mutare la rabbia in proposizione; hanno sollevato il capo, cercato persone, confronti ed opinioni, in rete ed in tante assemblee pubbliche; assieme abbiamo definito una prima serie di istanze che in questa lettera Le riassumiamo e che il 24 mattina vorremmo, con Lei, approfondire in colloquio. Le nostre richieste riguardano:
- l’introduzione di correttivi solidaristici all’attuale sistema contributivo;
- lo sblocco immediato dei pagamenti della DIS-COLL;
- lo sblocco immediato per le indennità dei tirocinanti iscritti al programma ‘Garanzia giovani’;
- la rivalutazione del montante contributivo, realisticamente conveniente, almeno parametrata al rendimento dei titoli di Stato o a benchmark assicurativi di mercato;
- una ‘pensione minima di cittadinanza’ indipendente dal montante contributivo accumulato e superiore all’attuale assegno sociale;
- un’aliquota della Gestione Separata effettivamente sostenibile; non solo il blocco degli aumenti previsto dalla riforma Fornero, ma l’avvio di un piano di riduzione sui parametri europei;
- l’unificazione delle prestazioni previdenziali: basta con le ricongiunzioni onerose o con i versamenti di contributi a vuoto!
- l’avvio di un processo di unificazione delle casse previdenziali degli ordini professionali;
- l’estensione universale del welfare (malattia, maternità, ammortizzatori sociali) ed un reddito di base.
Riteniamo queste le premesse fondamentali per cambiare rotta e ripensare la previdenza e le protezioni sociali di un paese ‒ il nostro, lo ricordiamo ‒ affossato dalla crisi, dalla disoccupazione di massa, dall’impoverimento, dalla svalorizzazione del lavoro. Confidiamo nella Sua disponibilità a incontrarci, confermandoLe che la nostra mobilitazione non si fermerà fino a quando non otterremo risposte ‒ confidiamo, soprattutto, concrete.
Distinti saluti,
Coalizione 27 febbraio
ACTA, ADU – Associazione degli avvocati Difensori d’Ufficio, ANAI – Associazione Nazionale Archivistica Italiana, Archivisti in Movimento, Assoarching, Associazione delle guide turistiche, Camere del Lavoro Autonomo e Precario – CLAP, Comitato per l’Equita Fiscale, Comitato Professioni Tecniche – Ingegneri e Architetti, F.N.P.I. – Federazione Nazionale Parafarmacie Italiane, Geomobilitati – Geometri, IVA sei Partita, Inarcassa Insostenibile, Intermittenti della Ricerca – Roma, MGA – Mobilitazione Generale degli Avvocati, Rete della Conoscenza, Sciopero Sociale – Roma, Stampa Romana