Mentre l’attenzione dei media è tutta rivolta alla fiducia sull’Italicum, Matteo Renzi sta mettendo a segno un altro sgambetto pericoloso, stavolta ai deputati del Pd e, spiegano gli ambientalisti, al “popolo inquinato”. La Camera sta per approvare – e potrebbe essere il via libero definitivo – il disegno di legge che introduce i delitti ambientali nel codice penale, punendo chi danneggia l’ambiente con inquinamento e disastro e allungando i tempi di prescrizione. Un provvedimento atteso da 21 anni e oggetto di una petizione di 25 sigle “In nome del popolo inquinato”, oggi mobilitate davanti a Montecitorio. Le commissioni Ambiente e Giustizia hanno dato il via libera al testo approvato in seconda lettura a Palazzo Madama lo scorso 4 marzo.
Tra le norme introdotte ce n’è però una che non piace a Matteo Renzi e a Maria Elena Boschi. Si tratta del comma che vieta il cosiddetto air gun, le prospezioni con l’aria compressa che servono a verificare la presenza di petrolio, il cui potenziale dannoso per l’ecosistema marino è sotto la lente dei ricercatori. I petrolieri hanno fatto sentire il fiato sul collo al governo: temono le ricadute economiche del divieto. Nulla hanno potuto i ministri Galletti e Orlando (che pure si erano detti favorevoli all’approvazione alla Camera senza modifiche) davanti all’ultimatum del “cerchio magico”: c’è chi ha proposto di abrogare il comma per decreto dopo il via libera definitivo della legge, ma il massimo della mediazione possibile per l’Esecutivo è cancellare l’air gun e impegnarsi ad approvare il provvedimento al successivo passaggio in Senato.
«Qualche settimana e si chiude anche la partita degli ecoreati – ha dichiarato il presidente del Consiglio – se torniamo al Senato siamo pronti a mettere la fiducia anche lì». Peccato che a Palazzo Madama i numeri e i consensi alla legge non siano gli stessi della Camera. Proprio da quel ramo del Parlamento è partito il granello di sabbia che ha bloccato l’ingranaggio del via libera definitivo al ddl: l’air gun non era previsto nel testo originario ed è stato introdotto su iniziativa del senatore di Forza Italia Francesco D’Alì. Quando poi il testo è giunto alla Camera, due deputati di Forza Italia (compagni di partito di D’Alì), hanno presentato l’emendamento per cancellare l’air gun, lanciando nuovamente la palla al Senato e mettendo a rischio il via libera definitivo alla legge.
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