Tre grandi questioni agiteranno la ripresa autunnale. La crisi economica e finanziaria, che rimbalza dalla Cina e può condannare l’Occidente alla stagnazione. La fuga dalle guerre in Africa e in Medio Oriente, che assedia l’Europa con centinaia di migliaia di migranti. Il divorzio fra decisionismo governativo e democrazia rappresentantiva.
Quanto alla Cina, è semplice: il partito comunista, alla prese con il risveglio della lotta di classe e della protesta sociale, ha cercato di imporre un modello sviluppo più equilibrato e puntato sui servizi, l’edilizia, le infrastrutture. Così,però, milioni di neo capitalisti cinesi sono scappati in borsa alla ricerca di guadagni rapidi e facili, facendo esplodere la bolla con conseguenze in tutto il mondo. Secondo Krugman è un fenomeno generale: da anni viviamo -scrive- su di “una bolla mondiale del risparmio” che gonfia i mercati, ora questo ora un’altro, poi esplode con conseguenze disastrose. Nè va meglio l’economia reale: il rallentamento cinese mette in crisi i paesi emergenti, la ripresa negli Stati Uniti appare fragile, non trainata da una forte domanda interna e con ceto medio che si proletarizza, l’Europa appare ingessata dal rigore scritto nei trattati e rivede il fantasma della stagnazione. Che fare? Superare il neo liberismo, immaginare una profonda ristrutturazione dell’economia, puntare su beni comuni e consumi collettivi. Utopico? Sarà un caso, ma Corbyn rischia di vincere le primarie del Labour Party, il ”socialista” Sanders infiamma le piazze democratiche negli USA e Podemos potrebbe diventare arbitro del governo dopo le elezioni spagnole di novembre.
L’immigrazione è forse la prima forma con cui una sorta di terza guerra mondiale raggiunge e sconvolge la nostra casa Europa, ma le soluzioni finora proposte sono solo rimedi palliativi: invito a Grecia e Italia di identificare i profughi e non farli passare alla chetichella, promessa di una migliore cooperazione fra le polizie, ipotesi di un’azione militare congiunta per affondare i barconi e costruire campi profughi fuori dai confini. Flussi migratori di questa portata – già 800mila domande d’asilo in Germania– non si fermano se non si ferma la guerra, se non si impedisce che dilaghi fin sotto le nostre coste. Si dovrebbe rafforzare l’accordo con l’Iran, sostenere i Curdi, esercitare pressioni su Turchia e Israele perchè superino l’ossessione della nascita di uno stato curdo e dell’atomica iraniana, minacciare sanzioni contro le monarchie sunnite del Golfo che tollerano (e usano) l’Isis. Insomma un piano di pace per il Medio Oriente, con l’Europa a fianco dell’America e la Russia coinvolta. Poi, dopo aver ripulito l’area dalle bande jiadiste, un piano Marshall per l’Africa. Difficile? Certo, ma meno folle che costruire muri e e affondare barconi vuoti.
Quanto alla questione della “democrazia esecutiva”, che come un talismano dovrebbe curare le lungaggini e paralisi commessi alla “democrazia rappresentativa”, mi chiedo e vi chiedo, siamo davvero più governati noi Italiani di quanto non lo siano i Greci? Loro a fine 2015 avranno votato 2 volte per le politiche e una per un referendum sul memorandum. Noi in 7 anni abbiamo votato per il governo solo una volta subito abbiamo fatto il contrario di quanto avevamo promesso. Eppure non ci siamo evitati nè il pasticcio degli esodati, nè tagli incostituzionali delle pensioni, nè una legge che precipiterà la scuola nel caos, né il funerale di Casamonica con musica del Padrino. I governi chiedono più poteri ma governano sempre meno. Perchè hanno delegato le loro scelte a soggetti privati, alle banche, a istituzioni sovragovernative. Perchè hanno distrutto la burocrazia con lo spoil system e non hanno combattuto corruzione e intermediazione. Meglio Tsipras che chiede ai Greci cosa fare, che continua a promettere “governerò” e intanto non governa. Per colpa d’altri, si capisce.
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