Dalla caduta del muro di Berlino sono stati costruiti più di 8000 km di muri. Fortezze che hanno lo scopo di fermare l’immigrazione piuttosto che frenare eventuali minacce provenienti dall’esterno, dal traffico di droga al terrirismo, o di tutelare conquiste, come accade per il muro di Bern nel Sahara Occidentale conquistato dal Marocco a scapito della popolazione degli Sahrawi.
Nel mondo aumentano progressivamente le barriere difensive, soprattutto in Europa dove l’emergenza migranti e il regolamento di Dublino, atto a regolare le pratiche di richiesta asilo all’interno dei confini dell’Ue, incentivano la retorica della fortificazione.
In particolare le nuove rotte dei migranti acuiscono la situazione nei Balcani dove ad esempio il governo ungherese guidato da Orbàn sta ultimando una fortificazione per evitare che gli esuli delle guerre mediorientali, per lo più provenienti dalla Siria e dalle zone economicamente depresse dell’Afghanistan, entrino in Europa attraverso il confine meridionale fra Serbia e Ungheria.
Left ha realizzato una mappa interattiva dei “muri del Mondo” per fare chiarezza sulla questione e capire di cosa di tratta e quanto effettivamente è funzionale la costruzione di barriere per difendere l’ “impero” europeo da quelli che le destre descrivono come dei nuovi “assalti barbarici”.
Secondo il Washington Post l’Unione Europea sta assumendo sempre più la forma di una fortezza, incapace di fronteggiare con politiche efficienti e funzionali l’emergenza migranti che sta vivendo sia sul fronte terrestre che su quello Mediterraneo dove barriere fisiche naturali e un’attività sempre più spietata da parte degli scafisti mettono a dura prova le strutture democratiche di cui l’Unione Europea si è dotata.
Questo, in una mappa, è allo stato attuale il panorama prospettato dall’eminente testata americana:
È evidente che la retorica dei muri corrisponde a un’incapacità effettiva di risolvere i problemi e, soprattutto per quanto riguarda l’Unione Europea, sembra essere incapace di ricostruire un equilibrio politico che può essere rifondato solo grazie a nuove politiche, che vadano dal Mediterraneo ai Balcani, e a una nuova revisione del regolamento di Dublino, ad oggi troppo miope per riuscire a gestire l’emergenza.
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