Diciassette “goal” da raggiungere investendo 3.000 miliardi di dollari entro il 2030. Nel 2000 le Nazioni Unite avevano lanciato gli Obiettivi di sviluppo del millennio e oggi, dopo 15 anni di risultati spesso deludenti, rilanciano. Gli obiettivi passano da 8 a 17 con 169 sub-obiettivi, stavolta con un maggiore coinvolgimento della società civile globale ma ancora – spiegano le voci critiche – senza predisporre programmi operativi che calino il piano nella realtà, né forme di “vincolo giuridico” o sanzioni per i Paesi inadempienti.
Al Summit Onu per lo sviluppo sostenibile che si è svolto nel fine settimana si è tentato di far ripartire i motori coinvolgendo Paesi ricchi e Paesi poveri, e valutando le nuove priorità: la cancellazione della povertà estrema e il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie sono i goal della nuova Agenda 2030 considerati più a portata di mano, mentre tra quelli più ardui c’è senz’altro il contenimento dei cambiamenti climatici.
Il tema è tra quelli al centro dell’Assemblea generale che apre oggi, assieme alla questione migranti, al terrorismo internazionale, alla guerra in Siria e alla stessa riforma dell’Onu. Il segretario generale Ban Ki-Moon ha annunciato che i leader mondiali hanno espresso il loro sostegno al raggiungimento di un accordo che consenta di contenere sotto i due gradi centigradi l’aumento della temperatura globale, puntando sull’investimento in energie pulite e sull’abbandono delle fonti fossili come petrolio e carbone nei cicli produttivi. L’assemblea generale, come ogni anno, sarà anche teatro di intense trattative diplomatiche ai massimi vertici. L’incontro Obama-Putin sulla Siria – i due non si vedono da tre anni – è probabilmente uno degli snodi cruciali in questo senso. Altro incontro bilaterale è quello tra Hollande e il presidente iraniano Rouhani, che pure hanno parlato di Siria.
«I leader hanno convenuto che Parigi deve essere il pavimento, non il soffitto dell’ambizione collettiva» ha detto Ban Ki-Moon a proposito delle attese legate al vertice sul clima di Parigi (Cop21) del prossimo dicembre. «La stessa volontà che ha prodotto la rivoluzione industriale e quella digitale può produrre una rivoluzione energetica» ha detto Obama promettendo impegno a Parigi. Staremo a vedere.
Il presidente Usa interviene a pochi giorni da un confronto – che si annuncia decisamente aspro – sul bilancio federale, dal quale Obama ha chiesto di stanziare 500 milioni di dollari per i 2016 a beneficio del Green Climate Fund, un fondo per la mitigazione degli effetti del riscaldamento globale considerato centrale per il buon esito della Cop21 di Parigi. La somma, peraltro, rappresenta un sesto del conferimento totale promesso dagli Usa: 3 miliardi di dollari destinati a sostenere i Paesi più poveri nella transizione verso le ecoenergie e per l’adattamento alle conseguenze del global warming.
Nel suo intervento al vertice dello sviluppo sostenibile il presidente Obama ha evidenziato il legame tra i cambiamenti climatici e la crisi dei migranti. «Tutti i nostri Paesi saranno colpiti dal “climate change” – ha detto –, ma le persone più povere del pianeta porteranno il fardello più pesante, dall’innalzamento del livello dei mari all’aumento della siccità. E vedremo sempre più rifugiati del clima».
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