La Bce bacchetta l’Italia. Siamo la maglia nera nell’Eurozona quanto a numero di nuovi occupati. Addirittura la povera Grecia oppressa dal debito ha prodotto più occupazioni di noi. Il periodo preso in considerazione e analizzato nel bollettino mensile della Banca centrale europea reso noto oggi è quello che va dal secondo trimestre 2013 al primo 2015. Mentre la Germania e la Spagna (sì, il Paese schiacciato qualche anno fa dalla bolla immobiliare) detengono i primi posti e hanno contribuito per quasi per quasi due terzi all’incremento complessivo del numero di occupati con apporti pari rispettivamente a 592.000 e 724.000 unità, l’Italia insieme alla Francia è il fanalino di coda. «I livelli occupazionali di Francia e Italia – si legge – sono aumentati, nell’ordine, di appena 190.000 e 127.000 unità, pari all’incirca al 15% del rialzo per l’insieme dell’area dell’euro».
Queste cifre sono indicative di un problema ben più complesso. E l’analisi della Bce verte sul fatto che «la crisi ha esercitato un impatto avverso ben più persistente sull’occupazione complessiva, che è rimasta pressoché invariata, in controtendenza rispetto all’insieme dell’area dell’euro e alle sue economie più piccole». Questo significa che la reazione alla crisi non c’è stata e che le politiche dei governi come quello italiano sono state troppo deboli. La Spagna, per esempio, pur soffrendo moltissimo nella prima fase di quella che ormai è stata chiamata Grande recessione, è riuscita a recuperare anche se non è ancora a livelli delle altre grandi economie dell’Eurozona.
Gli altri Paesi, aggiunge Francoforte, hanno fornito un contributo totale di 252.000 unità, in seguito al netto recupero congiunturale dell’occupazione in molte delle economie più colpite dalla crisi. Inoltre, sottolinea la Bce, l’Italia insieme alla Spagna è il Paese in cui l’occupazione femminile è cresciuta di meno nello stesso periodo.
Il bollettino Bce non fa presagire un futuro roseo. Al di là della vigilanza stretta che farà la Bce per seguire « l’evoluzione delle prospettive per la stabilità dei prezzi», con «la volontà e la capacità di agire, se necessario, ricorrendo a tutti gli strumenti disponibili nell’ambito del proprio mandato per mantenere il grado appropriato di accomodamento monetario», ci sono dei rischi che incombono. E questa volta «sono rischi geopolitici di ampia portata». Rischi, si legge ancora nel bollettino, «potenzialmente in grado di influire sulla crescita mondiale e sulla domanda esterna di export, nonché sulla fiducia».
Questa l’analisi della Bce sull’andamento dell’occupazione in Italia. Il periodo considerato non prevede gli effetti del Jobs act. Ma anche la riforma renziana che ha scardinato lo Statuto dei lavoratori, non ha per il momento, prodotto un balzo in avanti nell’occupazione.
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