La Madonna e santi di Giovanni Paolo Cardone, proveniente da una chiesa distrutta, il trittico di Beffi, capolavoro tardo gotico e il duecentesco Cristo deposto proveniente dal Duomo di Penne, che pareva irrecuperabile, sono alcune delle opere restaurate dopo il terremoto del 6 aprile 2009 a L'Aquila e ora esposte nel nuovo Museo nazionale dell'Abruzzo (Munda) insieme ad opere del Solimena, del Cerruti , del Preti. Gran parte della collezione della fortezza spagnola ancora non utilizzabile ha trovato posto  nella nuova sede, un complesso di archeologia industriale. Un ex mattatoio comunale, ristrutturato e dotato di strutture antisismiche, che si trova in un luogo denso di storia come Borgo Rivera, dove fiorirono i laboratori  tessili e del cuoio fra Trecento e Quattrocento grazie ai molti canali d'acqua che rifornivano anche la Fontana delle 99 cannelle, che divenne simbolo della rinascita della città dopo la sconfitta che le aveva inflitto Manfredi di Svevia. L'impresa non è stata facile, perché- come documenta il drammatico video L'arte salvata (qui sotto) - molti pezzi parevano irrimediabilmente rovinati. Durante il sisma molte sculture lignee, in pietra e in terracotta, caddero a terra andando in pezzi, mentre tante tele, danneggiate dal terremoto, rimasero poi esposte alle intemperie per la spaccatura che si era aperta nella struttura del Castello. " Il 75 per cento della collezione è stata danneggiata dal terremoto, ci è voluto del tempo, ma oggi  i restauri sono finiti ed è stata completata la ristrutturazione museografica" ha detto Lucia Arbace del polo museale di Abruzzo presentando il nuovo Munda che nei giorni successivi all'inaugurazione del 19 dicembre ha registrato la presenza di più di 1500 visitatori.
  Il nucleo forte del nuovo allestimento è di circa cento opere, fra le più importanti del vecchio museo che aveva sede nella fortezza spagnola. L'esposizione multidisciplinare si dipana in un lungo arco temporale, si va dalla sezione paleontologica  (che conserva uno scheletro di  Mammuth) per arrivare - nella sezione di storia dell'arte - fino al XVIII secolo. Qui sono conservate alcune delle più antiche Madonne d'Abruzzo, come la Madonna di Lettopalena del XII secolo e la Madonna “de Ambro” della prima metà del XIII secolo. E poi opere del maestro di Beffi e quattro dipinti di Mattia Preti che facevano parte della collezione Cappelli insieme ad altre tele del Seicento napoletano. Altre opere restaurate, ma non ancora esposte, si trovano nei depositi del museo preistorico di Celano, che già all'indomani del terremoto era diventato una sorta di pronto soccorso per le opere danneggiate. " Il  museo nazionale dell'Abruzzo esiste dal 1951, fu inaugurato dall'allora presidente della Repubblica Luigi Einaudi e le raccolte sono rimaste nella fortezza spagnola fino al sisma del 2009",  ricorda Mauro Congeduti, direttore del Munda. " Per molti anni è stato la principale sede museale della Regione e prima del sisma aveva una media 50mila visitatori all'anno". L'obiettivo oggi è fare in modo che i musei archeologici di Chieti il castello di Celano e gli altri centri d'arte formino una  rete che fa capo al museo aquilano,  anche per stimolare il pubblico a continuare il viaggio per scoprire il patrimonio d'arte diffuso nel  territorio.  [social_link type="twitter" url="https://twitter.com/simonamaggiorel" target="on" ][/social_link] @simonamaggiorel

La Madonna e santi di Giovanni Paolo Cardone, proveniente da una chiesa distrutta, il trittico di Beffi, capolavoro tardo gotico e il duecentesco Cristo deposto proveniente dal Duomo di Penne, che pareva irrecuperabile, sono alcune delle opere restaurate dopo il terremoto del 6 aprile 2009 a L’Aquila e ora esposte nel nuovo Museo nazionale dell’Abruzzo (Munda) insieme ad opere del Solimena, del Cerruti , del Preti. Gran parte della collezione della fortezza spagnola ancora non utilizzabile ha trovato posto  nella nuova sede, un complesso di archeologia industriale. Un ex mattatoio comunale, ristrutturato e dotato di strutture antisismiche, che si trova in un luogo denso di storia come Borgo Rivera, dove fiorirono i laboratori  tessili e del cuoio fra Trecento e Quattrocento grazie ai molti canali d’acqua che rifornivano anche la Fontana delle 99 cannelle, che divenne simbolo della rinascita della città dopo la sconfitta che le aveva inflitto Manfredi di Svevia.

L’impresa non è stata facile, perché- come documenta il drammatico video L’arte salvata (qui sotto) molti pezzi parevano irrimediabilmente rovinati. Durante il sisma molte sculture lignee, in pietra e in terracotta, caddero a terra andando in pezzi, mentre tante tele, danneggiate dal terremoto, rimasero poi esposte alle intemperie per la spaccatura che si era aperta nella struttura del Castello. ” Il 75 per cento della collezione è stata danneggiata dal terremoto, ci è voluto del tempo, ma oggi  i restauri sono finiti ed è stata completata la ristrutturazione museografica” ha detto Lucia Arbace del polo museale di Abruzzo presentando il nuovo Munda che nei giorni successivi all’inaugurazione del 19 dicembre ha registrato la presenza di più di 1500 visitatori.

 

Il nucleo forte del nuovo allestimento è di circa cento opere, fra le più importanti del vecchio museo che aveva sede nella fortezza spagnola. L’esposizione multidisciplinare si dipana in un lungo arco temporale, si va dalla sezione paleontologica  (che conserva uno scheletro di  Mammuth) per arrivare – nella sezione di storia dell’arte – fino al XVIII secolo. Qui sono conservate alcune delle più antiche Madonne d’Abruzzo, come la Madonna di Lettopalena del XII secolo e la Madonna “de Ambro” della prima metà del XIII secolo. E poi opere del maestro di Beffi e quattro dipinti di Mattia Preti che facevano parte della collezione Cappelli insieme ad altre tele del Seicento napoletano. Altre opere restaurate, ma non ancora esposte, si trovano nei depositi del museo preistorico di Celano, che già all’indomani del terremoto era diventato una sorta di pronto soccorso per le opere danneggiate. ” Il  museo nazionale dell’Abruzzo esiste dal 1951, fu inaugurato dall’allora presidente della Repubblica Luigi Einaudi e le raccolte sono rimaste nella fortezza spagnola fino al sisma del 2009″,  ricorda Mauro Congeduti, direttore del Munda. ” Per molti anni è stato la principale sede museale della Regione e prima del sisma aveva una media 50mila visitatori all’anno”. L’obiettivo oggi è fare in modo che i musei archeologici di Chieti il castello di Celano e gli altri centri d’arte formino una  rete che fa capo al museo aquilano,  anche per stimolare il pubblico a continuare il viaggio per scoprire il patrimonio d’arte diffuso nel  territorio.

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