Angela Manca è una madre che piange di nascosto dietro agli occhi. Sta spiegando, bevendo il caffè, rileggendo una perizia giudiziaria oppure rimettendo insieme date, luoghi, parole e spostamenti ma lei, Angela, è sempre all’ombra dei suoi occhi. Quando l’ho intervistata per Left ne era venuta una pagina con una foto grande, nel mezzo in cui lei sembrava avere lo stesso rumore di una pietà, di quella pietà che si stampa in faccia alle madri che hanno perso un figlio e non credono alle spiegazioni ricevute. Il figlio, Attilio Manca, era un urologo dei più apprezzati in tutta Europa e (secondo il fratello Gianluca, Angela e suo marito) probabilmente ha avuto la sfortuna di essere il miglior medico sulla piazza per curare la prostata di Bernardo Provenzano che in quel tempo era uno dei tanti latitanti di Cosa Nostra che sembrava imprendibile. Già.
Eppure per le carte giudiziarie Attilio Manca si sarebbe suicidato. Pensa te. Queste sono le conclusioni a cui è arrivata la Procura di Viterbo nonostante la superficialità investigativa e una brutta fretta di chiudere la questione. Non per niente il caso di Attilio Manca è diventato anche un simbolo per le verità negate di chi muore avendo toccato qualche filo dove stato e mafia si confondano, vanno a braccetto e forse pomiciano di nascosto nei cessi di qualche istituzione. Quando i famigliari di Attilio Manca hanno provato ad alzare la voce, a raccontare che fosse davvero difficile per il loro figlio morire di overdose non essendo un tossicodipendente, che fosse strano che avesse usato (nel caso improbabile l’avesse fatto per davvero) la mano destra lui che era mancino, hanno provato a chiedere come fosse possibile che in quella casa insieme al cadavere non fosse stata trovata nessuna impronta digitale, insomma, quando i famigliari di Attilio Manca hanno alzato la voce gli hanno detto di smetterla.
E ora che c’è? C’è che un pentito, Carmelo D’Amico, racconta a chiare lettere un’altra versione dei fatti. L’ex capo militare di Cosa nostra spiega:
“Poco tempo dopo la morte di Attilio Manca, avvenuta intorno all’anno 2004, incontrai Salvatore Rugolo, fratello di Venerina e cognato di Pippo Gullotti (condannato all’ergastolo quale mandante dell’omicidio di Beppe Alfano, ndr). Lo incontrai a Barcellona, presso un bar che fa angolo, situato sul Ponte di Barcellona, collocato vicino alla scuola guida Gangemi. Una volta usciti da quel bar Rugolo mi disse che ce l’aveva a morte con l’avvocato Saro Cattafi perché ‘aveva fatto ammazzare’ Attilio Manca, suo caro amico. In quell’occasione Rugolo mi disse che un soggetto non meglio precisato, un Generale dei Carabinieri, amico del Cattafi, vicino e collegato agli ambienti della ‘Corda Fratres’, aveva chiesto a Cattafi di mettere in contatto Provenzano, che aveva bisogno urgente di cure mediche alla prostata, con l’urologo Attilio Manca, cosa che Cattafi aveva fatto”.
E aggiunge:
“Rugolo non mi specificò se l’urologo Manca era già stato individuato come medico che doveva curare il Provenzano e il compito del Cattafi era soltanto quello di entrare in contatto con il Manca, o se invece fu lo stesso Cattafi che scelse e individuò il Manca come medico in grado di curare il Provenzano. Rugolo Salvatore ce l’aveva a morte con Cattafi perché, proprio alla luce di quel compito da lui svolto, lo riteneva responsabile della morte di Attilio Manca che riteneva sicuramente essere un omicidio e non certo un caso di overdose. Rugolo non mi disse espressamente che Cattafi aveva partecipato all’omicidio di Manca ma lo riteneva responsabile della sua morte per i motivi che ha sopra detto. Quando Rugolo mi disse queste cose, io ebbi l’impressione che mi stesse chiedendo di eliminare il Cattafi, cosa che era già successa in precedenza, così come ho già detto quando ho parlato di Saro Cattafi) perché ritenuto il responsabile della cattura di Nitto Santapaola”.
Ah, un caso curioso: Salvatore Rugolo, medico di base di Barcellona P.G., morì nel 2008 a 59 anni in un incidente stradale. Vedi la sfortuna, a volte.
E allora chi ha suicidato Attilio Manca?