Dovevano essere i giorni della verità: il 13 e 14 gennaio il Muos di Niscemi – il sistema di comunicazione satellitare realizzato nella base militare nissena al servizio del dipartimento di Difesa Usa – doveva essere acceso alla massima potenza, per consentire a un gruppo di esperti di misurare i campi elettromagnetici. Ma l’accensione è stata rinviata, perché – ha scritto il prefetto di Caltanissetta Maria Teresa Cucinotta – le autorità locali non sono in grado di garantire misure di precauzione per tutelare la salute della popolazione. Così i test non sono stati effettuati. E i giorni che avrebbero dovuto dirci come funziona e quanto impatta il Muos sul territorio, ci hanno invece raccontato che non si possono adottare misure di prevenzione dei rischi sanitari «in assenza di ogni elemento di conoscenza e valutazione».
Li chiamano “verificatori” i cinque esperti che hanno il compito di sovrintendere ai test, nominati uno dal Consiglio nazionale delle ricerche, uno dal Consiglio universitario nazionale e tre dai ministri della Salute, dell’Ambiente e delle Infrastrutture (il fatto che la maggioranza del collegio sia di nomina governativa ha fatto storcere il naso a molti osservatori). Lo scorso novembre sono stati incaricati dal Consiglio di giustizia amministrativa (Cga) di effettuare ulteriori accertamenti dopo che, a febbraio dello scorso anno, il Tar di Palermo aveva annullato l’autorizzazione a realizzare l’impianto in accoglimento del ricorso del Comitato No Muos e del Comune di Niscemi. Il governo però non si è fidato della relazione del perito nominato dal Tar (Marcello D’Amore, il docente emerito di Elettrotecnica alla Sapienza di Roma che aveva evidenziato i rischi sanitari). Il ministero della Difesa ha a sua volta proposto ricorso al Cga, che ha disposto le verifiche e quindi l’individuazione dei cinque esperti.
Nei giorni scorsi, a ridosso dei due giorni di rilevamenti, uno scambio di comunicazioni tra collegio di valutazione, Digos e Prefettura ha dato corso allo stop. Davanti alle perplessità del prefetto sul tema delle “precauzioni”, la presidente del collegio di valutazione, Maria Sabrina Sarto, ha comunicato che avrebbe approfondito la questione con gli altri componenti del collegio e con le autorità statunitensi, per avere dettagli sul funzionamento del Muos, proponendo per giunta un’accensione dei sistemi radianti «alla minima potenza così da poter escludere ogni riflesso negativo sulla popolazione».
Alla luce dei fatti, Comitato No Muos e associazioni ambientaliste annunciano nuove mobilitazioni ed esprimono forte preoccupazione: la decisione del rinvio dei test – spiegano – per come si è determinata dimostra che gli stessi verificatori non erano in grado di indicare quali siano le misure precauzionali efficaci e non conoscevano nel dettaglio il funzionamento dell’impianto. Anche l’accensione parziale proposta dalla presidente Sarto, aggiungono, desta perplessità e denota un preoccupante grado di improvvisazione. Il team di esperti avrebbe dovuto consegnare le sue conclusioni entro il 26 gennaio. Ora che le verifiche sono state sospese, è in forse anche la pronuncia definitiva del Consiglio di giustizia amministrativa prevista per il 3 febbraio.