Niente di nuovo sotto al sole se il PD non riesce a chiudere l’accordo (anche e soprattuto con se stesso) nel DDL cosiddetto “Cirinnà” che il PD stesso ha presentato. Niente di nuovo del resto se il Partito Unico della Nazione che è al governo è talmente largo da non riuscire a stringersi praticamente su nessuna riforma che riguardi i diritti civili delle coppie dello stesso stesso in Italia: a forza di annacquare i valori pur di restare insieme succede che si diventa potabili ma demineralizzati.
Ma la farsa ieri ha toccato il suo picco quando il sito gay.it ha pubblicato un elenco con i nomi della trentina di senatori del PD che hanno intenzione di opporsi alla (loro!) legge. Le rettifiche e i commenti dei parlamentari (che gay.it ha raccolto qui certosinamente) fanno impallidire anche la pagina Facebook degli “amici in convento per la marmotta stufata con peperoni”. Per dare un’idea del tenore:
“Inqualificabile metodo squadrista quello di esporre liste di proscrizione con tanto di foto segnaletiche.”
“Iniziativa miserabile”
“Metodi squadristici della lista di proscrizione”
“vere e proprie liste di proscrizione di quei senatori”
Vorrebbero, i nostri senatori, poter essere contro o a favore di una legge nell’ombra dell’anonimato, confidano in un Paese tutto intorno che la smetta di osservare chi vota cosa e pretendono di essere modernissimi nei comizi e poi di nascosto rimettersi di corsa il cilicio prima di schiacciare il pulsante del voto. Forse il problema è che ormai sono stati allevati così a lungo a non tirare il guinzaglio e non morsicare la museruola che non distinguono più gli ammaestrati, gli ammaestratori, i padroni e la libertà di osservazione e diritto di curiosità del cittadino.
E così ieri in Italia, provincia di Bengodi, è avvenuto che sono stati accusati di proscrizione quegli stessi omosessuali che sono proscritti da decenni in una nazione ultima sul tema dei diritti rispetto a tutti gli altri. Gli oppressi sono stati accusati di essere oppressori e di volersi liberare con troppa maleducazione. Che meraviglia.
Ma la mediazione, vedrete, è vicina: finirà che i gay non si potranno sposare ma in cambio avranno il diritto di divorziare. E sicuro saranno tutti d’accordo. E poi potranno mettere in sordina tende più spesse alle finestre del Parlamento. Bene così.