Se ne è andato Ettore Scola grande maestro della commedia all’italiana, che con film come C’eravamo tanto amati (1974) e altri titoli nati dalla collaborazione con Ruggero Maccari, Age e Scarpelli, ha avuto la capacità di affrescare con precisione gli ambienti storici e sociali. Anche grazie alla sua capacità di entrare in rapporto vero con gli attori, il cinema di Scola è riuscito a uscire dal cinema di genere, per diventare cinema di rango europeo, andando ben oltre i limiti della commedia. Basta pensare a film come Ballando ballando (1983) con cui si aggiudicò una César per la regia, uno speciale Orso d’argento al Festival di Berlino, oltre a una nomination all’Oscar come miglior film straniero. Nella sua lunga carriera di premi Scola ne ha accumulati molti, al Festival di Cannes nel 1976 per la migliore regia di Brutti, sporchi e cattivi e poi nel 1977 con C’eravamo tanto amati nell’80 con Gasmann e Manfredi con La terrazza e una Una giornata particolare.
Dicevamo della sua capacità di dirigeri attori che poi sono diventati un simbolo di una certa Italia e una certa epoca. È questo il caso di Marcello Mastroianni, con il quale nel 1970 Scola diresse Dramma della gelosia che giocava su un registro comico grottesco.
Un tratto sensibile di Scola che emerge in opere come C’eravamo tanto amati e La famiglia , film capaci di raccontare con leggerezza profonde trasformazioni sociali, mettendo a fuoco le illusioni del secondo dopoguerra e l’inferno della famiglia borghese. Temi che riemergono come indagine degli incontri-scontri di più generazioni, anche in anni più recenti con film come La cena (1998). Non sensa una vena di humour nero, che diventa caustica critica sociale in Concorrenza sleale (2001), pellicola che resituisce il clima cinico e a tratti disperato dell’Italia contemporanea in una oscura storia di crimini familiari. Di Scola è anche il ritratto di un altro grande del Cinema, Fellini, raccontato nel 2013 in Che strano chiamarsi Federico.
Le foto di Ettore Scola e Federico Fellini
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