Cosa è “naturale” piuttosto che ossessivo? Dove sta il limite scientifico della malattia tra l’amore e la persecuzione? Ma soprattutto: chi decide quale siano gli ingredienti di una giusta autorità che possa giudicare?
No, non è il delirio mattutino così presto ma semplicemente mi chiedo, in questi giorni in cui in molti si affidano ad un “giusto” universale, quando abbiamo deciso che ci fosse un’etica autorizzata a censurare quella degli altri. E non è una domanda di poco conto se proviamo a pensare quanto quest’epoca sia tra le più misere per verità dei fatti e tra le migliori della mistificazione delle opinioni. Dovremmo avere fede della fede degli altri senza preoccuparci di condividerla e tanto meno capirla: “è legge naturale!” comandano e così non resta che prenderne atto.
Qui, dove è naturale considerare la violenza su un bambino un danno collaterale di un’azione clericale.
Qui, dove è naturale considerare la sottomissione il risultato finale di un ligio rapporto matrimoniale.
Qui, dove è naturale giustificare la passione minorile come manchevolezza del potere.
Qui, dove è naturale decidere i diritti degli altri, condonando i propri e comprandone alcuni.
Qui, dove è naturale augurare la diversità come se fosse una malattia.
Qui, dove è naturale credere che i diritti siano direttamente proporzionali con la rappresentanza piuttosto che i valori.
Ecco, noi siamo il Paese “naturale” in cui, tanto per dirne una, l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate Palermo 1, Domenico Lipari, ha palpato le sue dipendenti ma è stato assolto. “Era immaturo, agì per scherzo” dice il Tribunale. Dicono che quei “gesti non procurarono appagamento sessuale a Lipari e non limitarono la libertà sessuale delle due donne palpeggiate.” A posto così.
Scriveva Alessandro Manzoni, non proprio un rivoluzionario, per dire:
«Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune».
Buon mercoledì. Avanti pure.