In marcia dal campo di Idomeni «Perché siamo stufi di aspettare». Un migliaio di persone che da giorni sono ferme al campo al confine tra Grecia e Macedonia hanno lasciato il campo e si sono dirette alla ricerca di un luogo dove c’è un varco nella rete del confine. Per arrivarci occorre guadare il fiume Suva.
Qualcuno è passato, la maggioranza, dopo una lunga marcia che su Twitter ha preso il nome di marcia della speranza #MarchofHope, sono stati circondati dalla polizia macedone, che ha intenzione di riportarli in Grecia. La stessa polizia ha anche arrestato un gruppo di venti giornalisti che seguivano la marcia e ne documentavano lo svolgimento. Qui sotto qualche immagine dell’attraversamento e due video ripresi da operatori umanitari e giornalisti che mostra i rifugiati che usano una corda per attraversare. L’acqua del torrente non deve essere calda. Stamane la polizia greca ha trovato due donne affogate.
#marchofhope RT@owebb: Thousands of #refugees walking into #Slovenia #refugeecrisis pic.twitter.com/FwHBhJmeaa
— Die_Primel (@Die_Primel) 22 ottobre 2015
Das ist die moderne Völkerwanderung…#refugees #marchofhopepic.twitter.com/TGQsXggyaJ
— Manu Radvan (@Landhimbeere) 28 ottobre 2015
Giovedì i leader europei si riuniranno di nuovo per discutere l’accordo con la Turchia. Ma quella bozza che già presentava molti problemi una settimana fa, oggi appare come destinata a diventare carta straccia. A meno di una forzatura da parte di quei Paesi che la vogliono disperatamente non si vede come se ne possa uscire: Cipro ha promesso il veto sull’avanzamento del processo di adesione della Turchia all’Unione europea, la Bulgaria ha chiesto che l’accordo includa anche i profughi che entrano in Europa passando per i suoi confini, mentre la Spagna ha annunciato battaglia sullo scambio un rifugiato ripreso in carico dalla Turchia, uno il cui status sia stato approvato, ammesso in Europa. La Spagna chiama il patto inaccettabile perché non aderente alle norme internazionali, che prevedono che ciascuna persona che chiede asilo riceva un trattamento individuale e non collettivo. Stesse critiche avanzate dalle organizzazioni internazionali. Amnesty International ha lanciato una campagna indirizzata al presidente del consiglio europeo Donald Tusk chiedendo di respingere l’accordo e ammettere le persone, Potete firmare qui.