«Succederanno cose brutte, un sacco di cose brutte. Ci saranno attacchi inimmaginabili. Compiuti da quelle persone che stanno entrando adesso nel nostro Paese». È l’ultimo eccesso di Donald Trump, candidato repubblicano alla Presidenza degli Stati Uniti: in un’intervista a Buzzfeed News il miliardario ha pronosticato un nuovo attacco terroristico negli Usa, simile a quello dell’11 settembre del 2001. E a proposito dei profughi siriani ha aggiunto: «Non hanno soldi ma hanno i telefonini. E chi paga le ricariche? Hanno cellulari con la bandiera dell’Isis».
Non passa un giorno in cui Donald Trump non faccia parlare di sé. Riviste, televisioni e quotidiani, statunitensi e non, non smettono di parlare degli eccessi del magnate newyorkese ed ex conduttore di The Apprentice, il quale, anche grazie alle sue «sparate», ha potuto contare su una visibilità mediatica che gli è valsa la nomination repubblicana. Riuscendo a sconfiggere facilmente candidati «forti» come Ted Cruz o Marco Rubio.
Le battute di Trump sono un mix di razzismo, maschilismo, sessismo e ignoranza. Più la spara grossa, più i media lo attaccano e più guadagna popolarità, cosa che rafforza la sua immagine di candidato populista, anti-establishment e anti-casta. Ciò che piace a buona parte dell’elettorato americano: secondo la società statunitense Gallup, solo un americano su 4 ha fiducia nei media. Il fatto di essere inviso alla maggior parte dell’informazione nazionale giova di molto all’imprenditore, permettendogli di pescare tra quei tre quarti di americani che non si fidano dei media mainstream.
Immigrati, donne, giornalisti, Obama. Nell’immaginario trumpiano i bersagli sono quelli classici del populismo di destra: le minoranze, le categorie svantaggiate, la sinistra – meglio ancora se al governo – e l’universo femminile. Ecco le gaffe più eclatanti di “The Donald”.
LE DONNE. In un recente articolo il New York Times ha intervistato oltre 50 donne che hanno avuto rapporti con l’imprenditore. Le intervistate hanno lamentato diversi episodi e comportamenti “scorretti”, tra cui «proposte romantiche poco gradite», «infinti commenti sul corpo femminile», «una condotta sul luogo di lavoro inquietante». Dopo l’articolo, Trump ha postato una serie di tweet aggressivi contro il New York Times, in cui definisce i giornalisti del quotidiano dei «falliti».
Uno degli insulti più gravi di Trump a una donna è stato quello rivolto alla giornalista di Fox News, Megyn Kelly, all’indomani di un dibattito televisivo tra candidati repubblicani della scorsa estate. La giornalista aveva attaccato Trump per i suoi insulti frequenti alle donne. Dopo aver espresso pareri negativi sulla giornalista – «non è brava» – il magnate ha twittato: «Si vedeva che le usciva il sangue dagli occhi. Le usciva il sangue da ogni dove». Dopo le polemiche, Trump ha specificato che per «in ogni dove» intendesse il naso, e che non vi fossero riferimenti sessuali all’espressione da lui usata. Ma i commenti imbarazzanti dell’aspirante presidente repubblicano non finiscono qui: molte battute risalgono a ben prima della discesa in campo per la corsa alla Casa Bianca. Nel 2012 definì la cantante Bette Midler «estremamente poco attraente», mentre nel 2006 apostrofò la conduttrice Rosie O’Donnell come «rozza, volgare, odiosa e stupida». Ma le sue battute sulle donne si sprecano: dalla definizione di «oggetti esteticamente piacevoli» al tweet in cui sosteneva che le molestie sessuali fossero la conseguenza della troppa vicinanza tra uomini e donne. Memorabile la frase contenuta in un’intervista ad Esquire nel 1991: «Sapete, non ha molta importanza cosa i media possano scrivere di voi finché avete con voi una giovane e splendida gnocca».
I MIGRANTI. Minoranze e immigrati sono uno dei bersagli preferiti di Trump. A cominciare dai messicani, definiti «criminali, trafficanti di droga e stupratori». La polemica ha imbarazzato perfino i vertici del Partito repubblicano, che ha prontamente condannato la sparata. Quando alcuni giornalisti, in occasione della presentazione del suo libro Crippled America, gli hanno chiesto cosa pensasse dei muri che si stanno erigendo nell’est Europa a causa dell’emergenza migranti, il tycoon ha risposto prontamente: «I muri funzionano. Andate a chiederlo a Israele. Ma costruiti bene, come quello che farò io al confine con il Messico». La costruzione di un muro al confine meridionale è contemplata anche nel programma elettorale di Trump.
LA TORTURA. E con l’emergenza terrorismo? C’è un piano anche per quello: Trump ha dichiarato che, se dovesse vincere le elezioni, da un lato reintrodurrebbe il waterboarding, una forma di tortura usata durante l’amministrazione Bush contro i sospetti terroristi («La tortura, amici, funziona, credetemi, funziona» ha detto), dall’altro impedirebbe l’ingresso nel Paese ai musulmani non americani, almeno fino a quando «i nostri rappresentanti non avranno capito che sta succedendo».
OBAMA. Il presidente Obama è uno dei bersagli più ricorrenti dei comizi di The Donald. «Barack Obama? Con tutti i problemi che abbiamo se ne va in una moschea. Forse in una moschea si sente a proprio agio», aveva detto l’ex conduttore lo scorso febbraio in occasione della visita di Obama in una moschea di Baltimora. E lo scorso giugno, dopo l’annuncio della discesa in campo, dato dalla sua Trump Tower a New York, sosteneva come all’America servisse «un vero leader», non un «cheerleader» (letteralmente, un leader coreografico) come Obama.
I DISABILI. C’è poi l’episodio del giornalista disabile. Durante un comizio in South Carolina il candidato repubblicano prese in giro, imitandolo, un giornalista del Nyt, Serge Kovalesky, affetto dall’artrogiprosi, una condizione clinica caratterizzata da una grave rigidità degli arti. Il video dell’imitazione di Trump è diventato virale e ha fatto il giro del web.