Un lungo lavoro di restauro e di riprogettazione ha portato alla rinascita del Museo degli Innocenti a Firenze come parte integrante dell’istituto che, fin dal 1445 si occupa dell’accoglienza e cura dei bambini orfani.
Finalmente, dopo tre anni di lavori, si può tornare a visitare la sua straordinaria collezione, ricca di opere di maestri del Rinascimento fiorentino, dal Ghirlandaio, a Botticelli, per arrivare alla bizzarria di Piero di Cosimo e ai più classici e popolari Della Robbia. Una serie di capolavori a cui il nuovo allestimento regala nuova leggibilità, grazie a un progetto di museo immersivo firmato dagli architetti di Ipostudio.
Il nuovo museo (che ha richiesto un investimento di 13milioni di euro) ha a disposizione 4.900 mq suddivisi su tre piani e propone altrettanti percorsi a tema: al piano interrato c’è una mostra che racconta la storia dell’Istituto e della Pila, la conca di pietra dove venivano lasciati i neonati affidati agli Innocenti. Ma non solo. Si trovano qui importanti documenti che riguardano la costruzione dell’ospedale che fu possibile grazie a un importante lascito nel 1419 di Francesco Datini, il mercante pratese che inventò la partita doppia.
Qui sono conservati documenti che testimoniano l’importanza dell’Istituto nell’affermazione dei diritti dell’infanzia, ma anche toccanti frammenti di vita, lettere e frammenti di memoria che lasciano intuire i tormenti di chi si è trovato nella necessità di affidare un bambino all’istituto.
Al pian terreno si dipana la storia architettonica di questo storico edificio che si deve all’inventiva di Filippo Brunelleschi. Come è accaduto per la geniale macchina del Duomo, anche la storia della costruzione dell’istituto degli Innocenti ha scritto pagine importanti riguardo ai diritti e alla tutela dei lavoratori, che in caso di incidenti venivano coperti economicamente dai gestori del cantiere.
Al terzo piano eccoci finalmente alla collezione permanente del museo, dove si incontrano opere come L’annunciazione dei Magi di Domenico Ghirlandaio e la Madonna con il bambino e un angelo di Sandro Botticelli, ma anche la Madonna col bambino di Luca della Robbia che fu realizzata nel 1445, in coincidenza con l’avvio dell’attività dell’Ospedale degli Innocenti. Fanno parte del percorso anche i putti policromi di Andrea della Robbia, che decorano i pennacchi delle arcate, di recente restaurati. Infine, da segnalare, lo spettacolare recupero del verone quattrocentesco. Nell’ex stenditoio ora c’è un Caffè letterario con splendida vista.
Tutto questo è il risultato di un lungo lavoro cominciato nel 2008 quando l’Istituto degli Innocenti bandì un concorso di architettura per la realizzazione di un nuovo museo. La carta vincente di Ipostudio Architetti è stata quella di riuscere a unire e a dare espressione a tutte le funzioni dell’istituto. «La salvaguardia del patrimonio monumentale collettivo è un obiettivo primario pensando alle generazioni future. Ma al contempo – dice Carlo Terpolilli – bisogna anche fare in modo che i cittadini possano fruire di questo bene comune oggi». Per questo Ipostudio ha lavorato su un doppio versante, quello della conservazione e del restauro, insieme cercando di andare «oltre», cercando di fare dell’edificio antico «una fabbrica», «un laboratorio di progettazione in fieri». In questo modo, lavorando, senza bloccare le molteplici e vitali attività dell’Istituto, questo gruppo di architetti fiorentini ha realizzato un nuovo sistema di ingressi sulla piazza monumentale (Santissima Annunziata), ha reso accessibile al pubblico uno spazio inutilizzato nel seminterrato e infine ha messo a punto un nuovo sistema di scale e ascensori che collega tutti i piani dell’edificio.
Una delle maggiori novità riguarda l’apertura di un museo dedicato all’infanzia, «che valorizza il patrimonio storico e artistico collezionato nel corso dei secoli, insieme al patrimonio artistico e storico dell’edificio brunelleschiano, tramite un’esposizione permanente e una temporanea». Ma il recupero più spettacolare, come accennavamo, è quello che riguarda la riscoperta e il pieno recupero della grande loggia, il Verone, «grazie a un nuovo volume vetrato, destinato a caffetteria letteraria».