Anche questa mattina, come tutte le mattine che sono dal lunedì al venerdì, dovrei scrivere il buongiorno in cui dico di quello che è successo nel giorno precedente e naturalmente oggi il tema del giorno è la carneficina di Nizza.
Ma io non ho le parole, su Nizza. Non ho parole perché non ho un pensiero compiuto sul dolore. Non uso parole per la cura che serve all’ecologia lessicale contro il terrore. Non so voi ma sempre più spesso mi capita di temere di perdere l’equilibrio tra l’opinione e l’involontario concorso esterno al terrorismo. Quindi niente, stamattina. Ve lo scrivo per onestà.
C’è una riflessione, questa sì, che vale la pena riportare. È di Paul-Henri Thiry d’Holbach, filosofo tedesco naturalizzato francese del ‘700 che si dedicò all’Encyclopédie: un professionista delle parole. Scrive nella sua opera Il buon senso (1772):
«Come si è potuti riuscire a persuadere esseri ragionevoli che la cosa più incomprensibile era per essi la più essenziale? Perché sono stati fortemente terrorizzati; perché, quando si ha paura, si cessa di ragionare; perché sono stati esortati soprattutto a diffidare della loro ragione; perché, quando il cervello è turbato, si crede a tutto e non si esamina più niente.»
Buon venerdì.