Niente cene scroccate e – soprattutto – niente truffa ai danni dell’Inps nella gestione della sua Onlus, Imagine, fondata nel 2005 per portare aiuti sanitari in Honduras e in Congo. Ignazio Marino è stato assolto dalle due accuse che, a questo punto, nello scontro con il suo stesso partito, rimangono solo il pretesto per la sua cacciata dal Campidoglio.
La frecciata di Ignazio Marino a Renzi: "Qualcuno dovrebbe guardarsi allo specchio e chiedersi se ha la statura da statista"
— Claudio Paudice (@clapaudice) 7 ottobre 2016
«Ringrazio i miei avvocati», dice Ignazio Marino, sorridente, che poi però comincia subito a togliersi qualche sassolino dalla scarpa: «Siamo a un anno di distanza dal momento in cui mi dimisi sotto le pressioni di una certa politica e sotto pressioni mediatiche», dice rivolto ai giornalisti presenti, «scusatemi ma francamente gravissime, infanganti, offensive». «Un anno fa», continua Marino, «in questa città, che non è una città qualunque, la democrazia è stata lesa, la verità negata e centinaia di migliaia di romani sono stati violentati nella loro scelta democratica». Da chi? Questa volta stabilire la responsabilità è facile: «Sono stati violentati da un piccolo gruppo di classe dirigente che si è rifugiata nello studio di un notaio invece che presentarsi in aula e spiegare perché aveva o non aveva più fiducia nel sindaco».
Zingaretti assolto per Mafia Capitale, Cota e Marino per gli scontrini, Errani e Penati pure
Mi sa che abbiamo un problema
— Marco Castelnuovo (@chedisagio) 7 ottobre 2016
Dito puntato verso Matteo Orfini, dunque. E Marino per accusarlo usa parole altrui, premettendo pudicamente di non condividerle: «Qualcuno», ha detto ancora, «ha voluto utilizzare parole molto forti in cui non mi ritrovo, qualcuno ha parlato di golpe e ha detto che alla fine del golpe ci si è ritrovati così». Ci si è ritrovati con il commissariamento e poi con Virginia Raggi, «con la città che vive una difficoltà perché per un anno ha perso una guida amministrativa che avrebbero dovuto poter valutare solo i romani».
#Marino "C'e' il TG1? che preferiva parlare della Panda Rossa invece dei bombardamenti in Siria? ecco, oggi il dir. Mario Orfeo non c'e'".
— laura aluisi (@LauraAluisi) 7 ottobre 2016
Ne ha per i giornali, per le televisioni (in particolare per il Tg1), Marino, che incassata l’assoluzione lascia agli elettori più che una domanda, una risposta. Gli scontrini e le accuse sulla Onlus erano solo un pretesto per cacciarlo? Sì, lo sono stati. Per molti poteri disturbati dalla sua giunta, dice il sindaco, che ricorda la discarica chiusa, le fermate della metro aperte, le bancarelle tolte dai Fori. E però lo sono stati soprattutto per la politica. Per il Pd di Matteo Orfini e Matteo Renzi che infatti devono oggi spiegare che il problema non erano né la Panda né gli scontrini, ma che Marino non stesse governando bene. Che anche loro fossero al governo, nella maggioranza e in giunta, non conta.
#Orfini dice che gli scontrini di #Marino non c'entrano nulla. Il 10 ottobre scorso non la pensava esattamente così pic.twitter.com/l5uEPl1gNt
— Pietro Salvatori (@PietroSalvatori) 7 ottobre 2016