Il 2017 si apre con l’elezione del nuovo presidente del Parlamento europeo, dopo che Martin Schultz, che ha lasciato in anticipo la carica per candidarsi alla guida dei socialdemocratici tedeschi.
Tutti italiani i principali candidati. Il 17 gennaio gli eurodeputati dovranno scegliere a chi dare il mandato di un anno e mezzo tra Gianni Pittella, l’ex deputato di Forza Italia Antonio Tajani per i popolari europei, Eleonora Forenza per la Sinistra e Piernicola Pedicini per il gruppo Efdd, formato da Movimento 5 stelle e dalla destra radicale britannica dell’Ukip. L’ultimo italiano a ricoprire questa carica fu Emilio Colombo, eletto nel 1977 e rimasto in carica per due anni. Da tempo, l’elezione del presidente dell’Europarlamento è figlia di un accordo tra popolari e socialisti che – in nome della “grande coalizione” – si alternano alla presidenza. In nome di questo accordo, quindi, la carica dovrebbe andare al popolare Tajani. Gianni Pittella, però, sembra avere tutte le intenzioni di sfidare questi accordi. Durante la sessione plenaria del 16-19 gennaio, poi, saranno scelti anche i 14 vicepresidenti e altre cariche del Parlamento, capigruppo e presidenti delle commissioni parlamentari.
Elezioni politiche in Francia, Germania e Paesi Bassi.
Saranno certo un banco di prova per la destra euroscettica europea, le prossime tornate elettorali.
A maggio i francesi sceglieranno il successore di François Hollande. Tanti i candidati, soprattutto a sinistra: la destra socialista di Manuel Valls, la sinistra socialista di Arnaud Montebourg, la sinistra-sinistra di Benoît Hamon, la continuità hollandiana di Vincent Peillon (hollandista di ferro), l’estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon e il movimento «né di destra, né di sinistra» di Emmanuel Macron, l’ex ministro dell’Economia di Hollande. Per molti, però, i francesi finiranno per dover scegliere tra due destre: quella gaullista di François Fillon e quella euroscettica di Marine Le Pen, leader del partito euroscettico e antimmigrazione Front National.
In autunno l’attenzione si sposterà in Germania dove Angela Merkel – in carica dal 2005 – cercherà di ottenere il suo quarto mandato. Martin Schulz, nonostante abbia lasciato la presidenza dell’Europarlamento per tornare in patria e nonostante sia il candidato con le maggiori chance, sul finire dell’anno annuncia che rinuncia a sfidare Merkel, lasciando la strada spianata al presidente del suo partito, Sigmar Gabriel. Il nome dei socialdemocratici, comunque, lo sapremo alla fine del mese di gennaio. Mentre è certo che il partito euroscettico Alternative fur Deutschland, registra una crescita nelle ultime tornate.
È nei Paesi bassi che la destra euroscettica e anti immigrazione può contare sul favore die sondaggi. Il 15 marzo in Olanda – che è il quinto paese più grande della zona euro e uno dei sei fondatori dell’Ue – il Partito della Libertà di Geert Wilders potrebbe fare il colpaccio.
Ad aprile si voterà anche per le presidenziali in Serbia, dove il Partito progressista serbo (Sns) non ha ancora deciso chi sarà il candidato. Dovrebbe ricandidarsi l’attuale presidente Tomislav Nikolic, anche se non è escluso che il premier e leader dell’Sns, Aleksandar Vucic, e Vaselj Seselj del Partito radicale serbo. Infine, si voterà anche in Norvegia dove si affronteranno le due coalizioni: i conservatori (uscenti) del premier Erna Solberg e i progressisti.
Non è da escludere, infine, che si voti anche in Italia dove le elezioni ufficialmente in programma nel 2018 potrebbero svolgersi anticipatamente nel 2017. Con l’Italicum inservibile, dipenderà dal destino della legge elettorale.
Due probabili referendum
Il suo svolgimento è da anni al centro di dispute tra il governo regionale e la Corte costituzionale spagnola, ma il 2017 potrebbe essere l’anno buono per il referendum per l’indipendenza della Catalogna. Il governo catalano, composto da indipendentisti, ha dichiarato l’intenzione di volerlo portare avanti, potrebbe svolgersi nel settembre del 2017.
Nell’aprile 2017 anche la Turchia di Recep Tayyip Erdogan potrebbe tornare al voto per un referendum. Dopo il tentato golpe del 15 luglio 2016, il presidente vuole cambiare la Costituzione, la nuova Carta accentrerebbe ancora di più il potere sul presidente della Repubblica.
Ultimo referendum per l’Italia, quello promosso dalla Cgil per abrogare le recenti norme sul lavoro: Jobs act, subappalti e voucher. Dovrà tenersi in primavera, ma il suo destino è legato alle elezioni anticipate: se le Camere venissero sciolte anche solo un giorno prima del voto, il referendum slitterà di un anno almeno.