Ad oggi, il senso del progetto Bellezz@ dell’ex governo Renzi sta tutto nella chiocciolina. I fondi promessi per i luoghi segnalati da 140 mila persone sono una lumaca: niente è ufficialmente arrivato.
E pensare che quel simbolo era usato prima che in informatica nel commercio: si tratta di una non riuscita operazione di marketing politico. Sperando che le oltre 140 mila mail non siano finite in qualche database elettorale di Renzi&Co, quello che oggi un cittadino può trovare sul sito del governo dell’operazione Bellezz@ è: «acceso negato».
Per un governo che si beava del Foia (Freedom for information act) togliere pure le pagine dal web non è tanto una beffa, ma la dimostrazione plastica della improvvisazione portata alla politica. Siamo dinanzi ad un ennesimo spot di questa perenne campagna elettorale. Fingere di far partecipare i cittadini, addirittura far scegliere loro i luoghi architettonici da recuperare: certo, un bel gesto, ma fareste un sondaggio via mail per definire le priorità di cosa fare in un ospedale?
Come Sinistra italiana abbiamo depositato un’interrogazione al Ministro Franceschini perché il silenzio calato sul progetto è assordante.
Sono anni che mancano fondi per la semplice manutenzione ordinaria del nostro patrimonio culturale, negli ultimi 20 sono state tagliate risorse sia per la tutela che per la valorizzazione. Sono anni che le sovrintendenze sono sotto attacco da parte dei governi stessi perché viene imputato loro la responsabilità dell’immobilismo architettonico. Allo stesso tempo, si ignorano del tutto gli appelli e le richieste di risorse presentate da sempre dalle stesse sovrintendenze per la tutela e salvaguardia del patrimonio architettonico e culturale.
Si è proceduto all’accorpamento di sovrintendenze con competenze territoriali ampie, spesso ricche di beni culturali, in nome della razionalizzazione e della riduzione dei costi, costringendo i funzionari a veri salti mortali per garantire tutela e sviluppo: una visione al ribasso del patrimonio artistico, paesaggistico e culturale.
Purtroppo, tutto questo non ci sorprende: abbiamo un ministro che punta tutto sul sostegno dai privati con l’Art bonus ma poi consente che i lavoratori della Biblioteca nazionale, quelli che permettono il quotidiano accesso e gestione della Biblioteca, siano pagati con rimborsi ottenuti con scontrini raccolti persino tra amici e parenti. E la stessa cosa si è verificata anche all’Archivio di Stato di Roma.
C’è però qualcosa di più profondo nel progetto stentato di Bellezz@. Il tentativo di un “appello diretto ai cittadini”, un approccio che appartiene all’ex presidente del Consiglio fin ad quando era alla guida della Provincia e del Comune di Firenze. Un piano di “destrutturazione” dello Stato e della politica. La cancellazione, in entrambi i settori, dei corpi e delle istituzioni intermedi, sia che si tratti di province, di sovrintendenze, di sindacati. Il tentativo di centralizzare tutto e creare uno pseudo rapporto diretto tra cittadini e chi governa: un rapporto falso, perché dopo aver chiesto i luoghi del cuore, gli si chiederà le strade dimenticate, le spiagge abbandonate, fingendo di coinvolgerli ma in realtà è solo un tentativo di “annusare l’aria” per poi far quello che si vuole (o non fare nulla). Una sorta di psicosi da controllore ossessivo che sottovaluta la degenerazione culturale che produce: invece di valorizzare le competenze incredibili presenti nelle sovrintendenze per stilare le vere priorità, si mortificano per rispondere alle esigenze di marketing del privato di turno disposto a sborsare qualcosa, grazie alle deduzioni fiscali. I “luoghi culturali dimenticati” così saranno solo i luoghi del marketing. Perché i privati non sceglieranno in base alle reali esigenze di conservazione e tutela ma solo in base ai loro interessi di immagine. Una scelta coerente con quella del governo.
Che fine ha fatto il progetto Bellezz@ varato da Renzi e Franceschini?
Tutto quello che un cittadino può trovare sul sito del governo dell'operazione Bellezz@ è: «acceso negato». Promesse e improvvisazione sono il marchio di fabbrica delle politiche culturali di Renzi e Franceschini.