Il presidente della Commissione europea ha definito l’interruzione di Mare Nostrum «un grave errore che ha provocato gravi perdite di vite umane», ma si è detto anche «soddisfatto che la proposta avanzata a nome della Commissione Ue di triplicare il budget di Triton, nonostante qualche resistenza, sia stata accolta dai membri del Consiglio».

Condivisione e umanità. La prima impressione a sentire le parole del presidente Juncker è quella di vedere finalmente “il volto buono dell’Europa”. Quello che decide di intervenire, e non militarmente. «È necessario che la nuova strategia dell’Europa sull’immigrazione preveda un meccanismo di quote che vada al di là della volontarietà: l’Europa deve fare la sua parte con azioni di solidarietà condivisa».

Quella di oggi è stata una giornata calda a Strasburgo. Il Parlamento europeo si è riunito in una sessione dedicata ai migranti: tra i corridoi del Palazzo d’Europa, più di un eurodeputato si aggirava con addosso il cartello “Io sono un migrante”, in attesa di votare. Il voto si è concluso con l’approvazione a larghissima maggioranza – 449 sì, 130 no e 93 astenuti – di una risoluzione che prevede quote nazionali per l’accoglienza dei profughi e più mezzi per Frontex.

Il presidente della Commissione europea, che sempre oggi era in audizione davanti al Parlamento europeo, ha dato un colpo al cerchio e uno alla botte. Al cerchio: definendo l’interruzione di Mare Nostrum «un grave errore che ha provocato gravi perdite di vite umane». Una frase che in queste ore viene riportata con enfasi, con tanto di reazione arrabbiata del solito Farage, il leader dell’inglese Ukip («Non possiamo accettare milioni di migranti», ha detto il Salvini d’Europa). Poi Junker ha dato pure un colpo alla botte dicendosi «soddisfatto che la proposta avanzata a nome della Commissione Ue di triplicare il budget di Triton, nonostante qualche resistenza, sia stata accolta dai membri del Consiglio». Ricordiamo che, infatti, la scorsa settimana il vertice straordinario del Consiglio d’Europa ha approvato la proposta della Commissione Ue di triplicare il finanziamento a Triton, portandolo a 120 milioni di euro l’anno.

Quindi per il presidente Juncker l’operazione Triton non è da cambiare. Anzi, se potenziata, è abbastanza per riparare al «grave errore». L’Europa continua a mettere sullo stesso piano missioni che hanno spiriti e nature diverse: quella di soccorso in mare (Mare Nostrum) e quella di difesa delle frontiera (Triton).

Intanto, il principale ostacolo alle quote resta il Regolamento Dublino II, che obbliga i profughi a rimanere lì dove sono stati identificati, e quindi nei Paesi di ingresso, ovvero di confine. E, in quel di Strasburgo, le paroline “regolamento” e “Dublino” non sono ancora uscite di bocca a nessuno.

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