Primo Maggio su coraggio, cantava Umberto Tozzi in una delle sue canzoni più celebri, una populistica sfilza di versi d’amore ispirati da un maschilistico sentimento patriarcale filo-poetico tipico del Novecento.
Con quel coraggio e con un barile di sincretismo goliardico di cui ci sentiamo alfieri, siamo andati a cercare il protagonista di questa settimana in una ben precisa categoria: i lavoratori. Spulciando fra i mestieri desueti, ne abbiamo trovato uno che, anche a causa dell’avvento dell’industria, delle sue rivoluzioni e delle sue rivendicazioni, ha rischiato l’estinzione: l’artigiano. E siamo andati a ricercare i personaggi che, attraverso le loro umane peculiarità, potessero meglio rappresentare la purezza della nostra dedica: i falegnami.
Ci siamo concentrati su due protagonisti d’eccellenza di due delle storie più belle di sempre. Entrambi accomunati, inverosimilmente, da una stacanovista fede che li ha portati ad assolvere al meglio, l’inaspettato ruolo di genitore. Il primo falegname aveva un figlio che diceva sempre la verità, l’altro no.
Con la volontà di rafforzare il già citato sincretismo goliardico, la nostra scelta è ricaduta proprio sul primo dei due, Giuseppe. Un uomo di stirpe reale che, in età avanzata, accettò di buon grado il ruolo che la storia gli aveva riservato. Stiamo parlando di San Giuseppe, marito di Maria, madre di Gesù.
Lo dedichiamo a quel palestinese che più di due millenni fa si accollò la responsabilità più grande di sempre: diventare il padre putativo del figlio di Dio. San Giuseppe mise a disposizione la sua onorabilità di uomo e di lavoratore per garantire a suo figlio e alla sua famiglia tutto quello di cui avesse avuto bisogno per realizzare il proprio destino. Destino da cui dipendeva la sorte di tutto un popolo, di un’umanità intera.
L’artigiano San Giuseppe è quindi il personaggio ideale tramite cui, senza alcuna distinzione di razza, di genere o di religione rendere omaggio alla classe operaia tutta. Quella classe operaia che, attraverso sforzi, lotte e sacrifici biblici, ha costruito gli strumenti, i mezzi e le condizioni per la realizzazione della nostra società civile con i suoi diritti e con i suoi doveri. Quella classe operaia che ha compiuto un vero e proprio miracolo, meritandosi a pieno diritto un posto in paradiso.
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