Nicola Fratoianni, coordinatore di Sel, il partito di Nichi Vendola, è decisamente contento della scelta di Pippo Civati di lasciare il gruppo e il partito di Matteo Renzi. «Senza la fretta delle scadenze elettorali», dice, «dobbiamo dare una risposta alle piazze della scuola, della Cgil e della Fiom».

«A Civati e a tutti coloro che vivono con disagio e sofferenza questa fase della vita politica del Partito Democratico, diciamo che Sel è pronta da ora a mettere in discussione il nostro partito e i nostri gruppi parlamentari per costruire tutti insieme una forza più grande, una sinistra moderna, nuova, popolare. Credo che ce ne sia bisogno e che sia urgente farlo». Nicola Fratoianni, coordinatore di Sel, il partito di Nichi Vendola, è decisamente contento della scelta di Pippo Civati di lasciare il gruppo e il partito di Matteo Renzi. «Senza la fretta delle scadenze elettorali», dice, «dobbiamo dare una risposta alle piazze della scuola, della Cgil e della Fiom». Left gli ha chiesto quale sarà il percorso.

Civati esce dal Pd. Va nel gruppo Misto. E poi?

«E poi facciamo quello che mi pare sia urgente: mettere all’ordine del giorno, anche con Civati e gli altri esponenti del Pd particolarmente critici – e sono tanti, soprattutto nei territori – la costruzione di un nuovo soggetto politico di cui oggi in tanti sentono la necessità».

È un nuovo partito.

«Spero sia quello il punto di arrivo: una forza politica che sia in grado di rispondere alle piazze della scuola, della Cgil e della Fiom. Dobbiamo tenere bene a mente, però, che non serve fare le corse».

Che percorso immagina?

«Io penso che sia necessario, passata la frenesia delle regionali, mettersi tutti insieme, dichiarare la comune intenzione, attivare un percorso e coinvolgere tutte le forze che bisogna coinvolgere, partiti, movimenti, singoli cittadini. Dobbiamo costruire per tempo una discussione sul programma politico e sulle pratiche di questa cosa che chiamiamo sinistra, per evitare, come troppo spesso è accaduto, di finire col fare solo una lista elettorale, in tutta fretta».

Il nuovo soggetto politico certificherà che la stagione del centrosinistra è chiusa?

«La stagione del centrosinistra, con quel nome, è chiusa da tempo, veramente, perché siamo di fronte a una profodna modificazione del Pd e a un’agenda di quel partito che non consente di immaginare collaborazioni né alleanze».

Anche ieri sera con Irene Tinagli, a Ballarò, avete avuto uno scontro molto forte sull’abbassamento dell’età pensionabile e sulla legge Fornero, che Tinagli difendeva.

«Proprio per questo dico che Irene Tinagli rappresenta l’agenda di un governo e di un partito che ancora vuole seguire la lettera della Bce, che vuole restringere i diritti e ridurre gli spazi di partecipazione. È evidente che se l’agenda del Pd è quella di Irene Tinagli, il centrosinistra non esiste».

Mi tocca però far notare che in alcuni territori Sel e Pd governano insieme…

«Ma succede proprio perché il punto non sono le formule magiche. Pd e Sel, in alcune città, governano insieme su un’altra agenda politica rispetto a quella che il Pd applica a suon di voti di fiducia a palazzo Chigi. Milano, per esempio, con Pisapia, va in una direzione che è sicuramente diversa da quella del governo di Matteo Renzi».

Civati ha incontrato Maurizio Landini, prima di dare l’annuncio definitivo. Lei ha capito se sarà lui il leader?

«Ho capito che Landini è un punto di riferimento importante e che abbiamo bisogno di concentrarci sulle cose da fare, sulle nostre riforme, sull’alternativa, anche perché – ripeto – non c’è una scadenza elettorale. Ormai mi pare sia chiaro, no? Non basta più dire che bisogna fare una forza “di sinistra” per convincere le persone che stai parlando di loro»

E Nichi Vendola che ruolo avrà?

«Nichi è il leader di Sel e non può che avere un ruolo fondamentale in questo percorso che stiamo in realtà già facendo da tempo. Abbiamo detto che siamo pronti a mettere in discussione tanto i gruppi parlamentari quanto il partito, perché siamo convinti che questa sia la strada, tant’è che già alle regionali, e prima ancora alle ultime europee, con il limite della scadenza elettorale, ci siamo impegnati in liste unitarie della sinistra, non pensando neanche per un secondo che valesse la pena rivendicare la presenza del nostro simbolo».

[social_link type=”twitter” url=”https://twitter.com/lucasappino” target=”on” ][/social_link] @lucasappino

Sono nato a Roma, il 23 febbraio 1988. Vorrei vivere in Umbria, ma temo dovrò attendere la pensione. Nell'attesa mi sposto in bicicletta e indosso prevalentemente cravatte cucite da me. Per lavoro scrivo, soprattutto di politica (all'inizio inizio per il Riformista e gli Altri, poi per Pubblico, infine per l'Espresso e per Left) e quando capita di cultura. Ho anche fatto un po' di radio e di televisione. Per Castelvecchi ho scritto un libro, con il collega Matteo Marchetti, su Enrico Letta, lo zio Gianni e le larghe intese (anzi, "Le potenti intese", come avevamo azzardato nel titolo): per questo lavoro non siamo mai stati pagati, nonostante il contratto dicesse il contrario.