L’ha detto, l’ha fatto. A chi gli rimprovera di non aver mantenuto una promessa che non ha fatto lui, ovvero di spegnere l’inceneritore (fu Grillo dal palco durante la trionfale campagna elettorale del 2012 a prometterlo, tante che all’allora candidato sindaco di Parma quasi venne un mancamento), Federico Pizzarotti risponde con una drastica riduzione dei rifiuti, quasi il 70%.
Affamare la bestia, questo è il senso. Non può spegnerlo per vie legali-amministrative? Benissimo, gli toglierà il motivo di sussistenza e linfa vitale: i rifiuti. Tanto che martedì 7 luglio, Legambiente gli ha consegnato il premio Anci peri i Comuni ricicloni.«Ora è ufficiale, #Parma è la prima città italiana di 200mila abitanti ad aver superato il 65% di raccolta differenziata. Questo primato è una vittoria dei parmigiani». Lo annuncia lo stesso “Pizza” su Facebook, anche perché sul sito di Beppe non ve n’è traccia. Dall’apperente distensione nel luglio 2014 (in cui il blog aveva concesso ospitalità alla lettera di Pizzarotti sulla questione inceneritore), non è cambiato molto. I vecchi livori dei capi sembrano proprio non volersi smussare nemmeno di fronte agli ottimi risultati di uno dei pochi amministratori significativi a 5 stelle. Così, oggi, Pizzarotti la sua manifestazione (alle 18 in piazza Santa Croce a Parma) contro l’incremento degli inceneritori e la liberalizzazione dei rifiuti inserita nello Sblocca Italia, se la farà da solo, con i parlamentari e i cittadini a suo fianco, si intende, la deputata Giulia Sarti, la senatrice Michela Montevecchi e l’europarlamentare Marco Affronte in prima fila, ma senza Beppe.
Tutto questo mentre l’Italia è a un passo dall’ennesima procedura d’infrazione, proprio a causa di quella piccola modifica inserita, nonostante i precedenti avvertimenti della Ue, nell’articolo 35 del decreto “Sblocca Italia”: un cambiamento di classificazione degli inceneritori, che li riconosce come valorizzatori di energia (da impianti di “smaltimento” a “recupero”). «Alla fine del 2014 l’Europa ha comunicato al Governo italiano che il correttivo climatico applicato non era conforme a quelli della Direttiva europea. L’Italia avrebbe dovuto, nei primi mesi del 2015, abrogare quel decreto e sostituirlo o modificarlo, adeguando le formule a quelle europee». Naturalmente niente di tutto ciò, e anzi, come detto, l’ha inserito pari pari nella formulazione dello Sblocca Italia, garantendo agli inceneritori targati Iren ed Hera maggiore competitività rispetto a quelli europei.
E mentre le multiutilities si preparano a macinare rifiuti provenienti da fuori regione, l’Italia si prepari dunque a una multa di cui non è ancora nota l’entità, ma «le tempistiche sono ristrette», fa sapere Affronte. «A breve la Commissione pubblicherà una direttiva cui attenersi per il fattore di correzione. Se non dovesse adeguarvisi, l’Italia entrerebbe in infrazione».
A questo si oppone, il “sistema Parma”: «Se ci riusciamo a Parma, possiamo riuscirci dappertutto», twittano da giorni il capogruppo Marco Bosi e il resto della fedele e laboriosa truppa di “Capitan Pizza”. #NessunDorma dunque: «C’è ancora lavoro da fare per migliorare il servizio, tra poco entreranno in funzione le eco stazioni, per permettere di conferire i rifiuti per particolari esigenze (ferie, orari difficili o altre esigenze) – prosegue il primus inter pares parmense – Ma soprattutto uno scacco a tutti gli inceneritori d’Italia: una via ambientalista e al servizio dei cittadini è possibile, lo abbiamo dimostrato oggi contro tutto e tutti. Condividetelo e fatelo sapere, la manifestazione dell’11 luglio è diventata ora una data più che mai fondamentale: no all’articolo 35 dello Sblocca Italia che liberalizza lo smaltimento dei rifiuti. No agli inceneritori». Hashtag: #AttiConcretiParma.
A smussare il fervore, oltre al silenzio dell’organo di comunicazione del Movimento 5 stelle, che normalmente avrebbe cavalcato eventi di questo genere – altri “autorevoli” silenzi: tace Di Maio (sulla cui bacheca qualcuno ha affisso il volantino dell’evento frai commenti, come a dire “ehi? ricordi?”), tace Di Battista, (che pure in passato non si era evitato di commentare negativamente l’operato di Pizzarotti sull’inceneritore) solitamente decisamente molto loquaci su i più disparati argomenti. «Se serve incatenarsi veniamo da Roma», aveva detto quest’ultimo dall’Annunziata. Pronti! Armiamoci e partite.