Non demorde il sindaco Brugnaro di Venezia che il 24 giugno scorso aveva fatto togliere dalle scuole dell’infanzia libri definiti “gender”. «I cittadini hanno votato perché questi libri non siano nelle scuole ed è questa, la democrazia» ha detto il sindaco di centrodestra durante una conferenza stampa. Brugnaro se l'è presa anche con Amnesty International.

Non demorde il sindaco Brugnaro di Venezia che il 24 giugno scorso aveva fatto togliere dalle scuole dell’infanzia libri definiti “gender”. Una “lista di proscrizione”, ricordiamo, di 49 titoli, fra cui tre capolavori di Leo Lionni (Guizzino, Pezzettino e Piccolo Giallo e Piccolo Blu), ma anche Piccolo uovo disegnato da Altan o Ernest e Celestine diventato anche un film di successo. Ora tutti questi libri sono sotto esame di una apposita commissione comunale.

«I cittadini hanno votato perché questi libri non siano nelle scuole ed è questa, la democrazia» ha detto il sindaco di centrodestra durante una conferenza stampa. Brugnaro se l’è presa anche con Amnesty International. «Persino il direttore di Amnesty International, nei giorni scorsi, mi ha scritto per attaccarmi: questo la dice lunga su come vada riaccesa la luce, in Italia, per evitare che non riparta. Se c’è gente che ha tempo di mandare mail per attaccare, così come è avvenuto anche con Goletta verde, sarebbe meglio che, prima, si candidasse alle elezioni, per vedere se la gente la pensa come loro». Insomma, sembra proprio che il sindaco si reputi un esperto didattico. Sempre nella conferenza stampa ha infatti dichiarato, come riporta Il Gazzettino: «Quelli sull’antirazzismo o l’inclusione sociale, che fanno parte anche della mia storia, saranno reintrodotti, a differenza dei pochi che abbiamo ritenuto non adatti per i bambini dell’asilo, visto che la teoria del gender non è integrazione: il Comune non li distribuirà più, perché decidere che libri dare sarebbe il vero fascismo, e saranno genitori ed insegnanti a prendersi le proprie responsabilità in merito, andandoli se del caso a prendere in biblioteca».

Che cosa accadrà adesso? Va detto che la mobilitazione contro la decisione del sindaco, era subito stata notevole. Una mobilitazione immediata di genitori, insegnanti, scrittori ed editori o associazioni come Ibby, il cui comunicato si intitola Liberi di leggere tutto, leggere per essere liberi. Una pagina facebook Liberiamo i libri per bambini, segue puntualmente tutta la vicenda e informa delle iniziative e delle letture pubbliche che adesso continuano ancora più determinate. C’è anche chi ha proposto di leggere tutti i 49 libri proibiti e lanciarli su youtube.

Il 10 luglio la petizione indirizzata al ministro dell’Istruzione Giannini su Change.org contro la censura dei libri era stata salutata come una vittoria.  Lanciata  dall’attrice Martina Galletta spinta dal suo amore per la lettura – “Sarei una persona diversa se non avessi letto tutti i libri che ho letto” -, ha scritto, ha raggiunto in breve tempo la quota di 30.078 firme. Ma soprattutto si era registrata anche la presa di posizione del sottosegretario all’Istruzione Faraone. Il quale aveva  ribadito infatti che i sindaci proprio non ci devono entrare con le scelte scolastiche. Faraone, come riporta La Nuova Venezia, ha detto: “Solo dirigente scolastico, insegnanti e genitori a prendere insieme qualsiasi decisione che riguardi il piano dell’offerta educativa e formativa in una scuola. Vale anche per i libri e le biblioteche scolastiche. Nessun sindaco può intervenire in tal senso, né meno che mai può decidere quali libri possono stare o meno all’interno di un istituto: è un ambito di competenza comune della comunità scolastica, fatta di famiglie e operatori della scuola“. Faraone si riferisce poi ad una circolare del 6 luglio del Miur  in cui nero su bianco si afferma che il Pof, il piano dell’offerta formativa è il perno dell’identità culturale della scuola e alla stesura di un così importante “documento” contribuiscono il collegio dei docenti e infine, per l’approvazione finale, il Consiglio d’Istituto. Va detto che con il Ddl appena diventato legge, il preside potrà “definire gli indirizzi” del Pof. Tenendo conto delle proposte e dei pareri dei genitori. Ma certo non dei pareri dei sindaci del territorio a cui appartiene la scuola.

A questo punto cosa accadrà? Sembra profilarsi un conflitto a tutti gli effetti tra governo centrale rappresentato dal Miur e governo locale, quello della nuova aministrazione comunale di Venezia.

Infine, un po’ di poesia, con uno dei libri vietati:  Pezzettino di Leo Lionni.

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