C’è qualcosa di più di un calcolo politico condiviso da tutti i regimi di un’Europa sempre conservatrice, reazionaria o francamente fascista. C’è una vera ferocia punitiva contro chi ha osato chiamare alle urne il popolo e ne ha riscosso un mandato pieno. L'editoriale di Adriano Prosperi su Left in edicola sabato 18 luglio.

L’Europa è morta: quella della libertà diritti, della solidarietà e del rispetto per le persone. Nel calendario di un anno che resterà nella storia la sua agonia è durata dal 4 al 14 luglio. Sono i giorni che ricordano nel mondo le date storiche di due grandi vittorie dei diritti e della libertà: la dichiarazione d’indipendenza degli Stati americani dal dominio inglese (1776) e la presa della Bastiglia (1789). Tra queste due date del calendario 2015, è stata uccisa a Bruxelles la libertà dei popoli europei. Di “crocefissione” ha parlato un funzionario Ue citato dal Financial Times, altri hanno parlato di “waterboarding morale”. In Tsipras è stato offeso il diritto di ogni essere umano al rispetto della sua dignità. E l’offesa continua: basta leggere le sette pagine del comunicato finale per capire che siamo solo all’inizio di un percorso di umiliazioni di un’intera nazione sottoposta a prove durissime. L’obiettivo politico è evidente: spezzare la fiducia fin qui fortissima del popolo greco nel governo di una sinistra che si è dimostrata rispettosa delle regole democratiche. La fiducia, appunto: l’ipocrisia del documento finale ne parla per dire che solo alla fine, quando tutte le sostanze e i beni della Grecia saranno nelle mani di un sovrano straniero, la fiducia resterà sospesa.
Ma c’è qualcosa di più di un calcolo politico condiviso da tutti i regimi di un’Europa sempre conservatrice, reazionaria o francamente fascista. C’è una vera ferocia punitiva contro chi ha osato chiamare alle urne il popolo e ne ha riscosso un mandato pieno. La democrazia è diventata una vana parola, buona per sciacquarsi la bocca da parte di chi in- tanto è impegnato ad alzare muri su muri – contro i migranti, gli zingari, i serbi e quant’altro. Chi ha stilato il comunicato finale in realtà ha scandito di date in rapida successione un’escalation di orrori condannando quel Paese a inabissarsi nel gorgo dei debiti. Oggi il popolo greco viene descritto nell’ultimo numero del settimanale Der Spiegel come un popolo “strano”: un’altra razza, levantina, profittatrice, infida. Quasi come gli ebrei. Intanto la fotografia del pensionato greco svenuto davanti alla cassa di un bancomat dopo una lunga fila, entrerà negli incubi di tutti noi. Risveglierà forse nella men- te di qualcuno un’altra terribile immagine, quella e dei del bambino che marcia con le braccia alzate sotto la minaccia dell’arma di un soldato tedesco. Noi non crediamo affatto che il popolo tedesco sia inguaribilmente nazista, al contrario. Ma bisogna arrendersi all’evidenza: sui popoli smemorati e in preda ad analfabetismo di ritorno che abitano la nostra Europa le iniezioni di liberismo e di egoismo nazionale a cui la finanza internazionale e i governi li stanno abituando, hanno l’effetto di alzare barriere mentali insuperabili, egoismi nazionalistici dominati dal virus dell’odio. Nel caso delle culture nazionali dell’Europa a dominanza germanica questo è il frutto di un esagerato senso della propria virtuosa differenza da parte dei popoli che vivono nella “colpa” del “debito” (Schulde). Ma da dove viene questo feroce rinascente nazionalismo, immemore dei lutti che ha seminato nel mondo intero? Qualcuno ha ricordato nell’anno centenario della guerra mondiale la volontà di potenza che portò la Germania del 1914 ad alzare così tanto la domanda di riparazioni dopo l’assassinio dell’arciduca Rodolfo da spingere la Serbia a dichiarare guerra. Oggi è impossibile elencare quali e quante conseguenze avrà la brutale esecuzione di un popolo e del suo governo messa in atto notte- tempo a Bruxelles sotto gli occhi del mondo intero, tra le resistenze e gli avvertimenti di economisti e uomini politici del resto del mondo. C’è chi – come Obama – ha tentato di esorcizzarla e di ricondurre alla ragione la Troika, il ministro Schäuble e la sua alleata-rivale Merkel. Ma il duo tedesco, immemore della lezione di Helmut Kohl, è pronto a spezzare l’Europa per la terza volta in cento anni. Ora la nuova Europa dovrà rinascere dalle ceneri di quella uccisa dalla prepotenza di un odioso dottor Stranamore germanico e da una mediocre quanto vezzeggiata Merkel, l’Hausfrau dell’Est che, sempre a detta di Kohl, di Europa non sapeva nulla. Ma non possiamo tacere le responsabilità di quei cosiddetti statisti che si sono accodati tutti all’egemonia tedesca. E non prenderemo certo sul serio le blande dichiarazioni di facciata di un Hollande contento di vedersi fotografato a fianco della Merkel. Quanto a noi italiani, nessuna considerazione riscuote l’inesistente “terza via” esibita a cose fatte dal nostro Renzi.