La scelta di Obama è nettamente contrastata dai repubblicani, ma è un'abile mossa dal punto di vista tattico: il nuovo giudice deve essere confermato dal Senato. Se i repubblicani rifiuteranno di discutere la nomina sarà facile dipingerli come poco istituzionali, se Garland verrà confermato cambieranno gli equilibri della Corte Suprema

Con una mossa molto abile dal punto di vista politico, Obama ha nominato il giudice vacante alla Corte Suprema. Si tratta di Merrick Garland, presidente della corte d’appello del distretto di Washington DC, figura riverita, non particolarmente liberal, ma nemmeno conservatore, divenuto famoso in America per aver condotto le indagini che hanno portato alla condanna di Timothy McVeigh e Terry Nichols, gli estremisti di destra che fecero saltare in aria un edificio federale a Oklahoma City nel 1997 facendo una strage.
Garland è una figura molto stimata, equilibrato e, sembra di capire, più attento alla centralità dello stato di diritto che non alle questioni etiche: non un liberal e non un conservatore, ma un giudice attento alle regole che in passato è stato confermato da commissioni bipartisan ed ha ricevuto elogi da figure politiche e giudici (compreso il capo della Corte Suprema, il conservatore Roberts) di marca repubblicana.

La scelta di Obama è abile e mette in grande difficoltà di repubblicani, che hanno già detto che non vogliono nemmeno prendere in considerazione la candidatura di Garland. Il Senato deve infatti confermare i giudici e i repubblicani sostengono che il presidente non avrebbe dovuto nominare un nuovo giudice a sostituire il defunto Scalia perché il suo mandato è in scadenza. L’argomento non sta in piedi, presidenti repubblicani e democratici hanno nominato giudici durante il loro ultimo anno alla Casa Bianca. Non discutere la nomina di un giudice non particolarmente controverso come avrebbe potuto essere qualcuno con un pedigree liberal sarà un autogol: i democratici e il presidente potranno accusare il partito repubblicano di essere una forza politica che sa solo dire no, anche quando si tratta di favorire il buon funzionamento delle istituzioni. «Chiedo solo ai senatori di ascoltare e votare, Garland merita un trattamento equo, non concederglielo significherebbe che il nostro sistema sta diventando disfunzionale, che in futuro qualsiasi compito istituzionale può diventare un braccio di ferro tra poteri diversi», ha detto il presidente facendo l’annuncio. Da parte repubblicana c’è un fuoco di fila: Obama politicizza la scelta, non è questione di chi, ma di come, il presidente gioca sporco in un anno elettorale hanno detto in serie il leader del Senato McConnell e diversi senatori. La verità è che la mossa di Obama è astuta: se il Grand Old Party rifiuterà di discutere della nomina, darebbe un argomento ai democratici (Clinton ha già dichiarato: «Tutti i giudici sono stati passati al vaglio e nominati in due mesi, il Senato ha un anno prima del passaggio di consegne al nuovo presidente»), se nominasse il giudice si troverebbe una Corte Suprema dove i conservatori sarebbero in minoranza per la prima volta in molti anni.

L’intervista video al giudice Garland dal sito della Casa Bianca. Garland parla delle sue due figlie, del suo concetto di diritto ed equilibrio dei poteri e del fatto che durante l’annuncio di Obama si è come sentito fuori dal proprio corpo, nel senso che gli è sembrato di osservare la scena da fuori, come fosse in Tv. E infine si commuove pensando alle sue origini e al padre.