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Leggi il numero speciale di Left dedicato a Bernie Sanders
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[su_divider text=" " style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]Non ci stiamo al gioco del “se fosse stato candidato Sanders”. Non è la realtà. Resta però il fatto che Hillary Clinton rappresentava la continuità di un sistema che ha avuto la sua faccia “buona” (i presidenti democratici) e la sua faccia “cattiva” (quelli repubblicani), ma non è mai uscito dall’alveo del capitalismo per come lo conosciamo. Quello che ha alimentato le disuguaglianze, che non ha mai smesso di tenere in conto gli interessi delle lobby e della finanza e un po’ meno quelli delle persone comuni. Gli americani lo hanno annusato. E hanno reagito così. A destra. Quello che non hanno capito è che il miliardario Trump nello stesso sistema ci è cresciuto e fatto affari. Il resto era propaganda: quella della paura dei bianchi di essere “minacciati dalle minoranze”, pericolose. Trump come Brexit? Forse, in un certo senso. Certo l’uscita al momento è a destra e questo è preoccupante per la sinistra. Almeno quella che vorrebbe esserlo davvero.
Perché diciamolo, e noi di Left lo abbiamo fatto per mesi, con Bernie, avremmo raccontato un’altra storia. Non possiamo dire che avrebbe vinto: logica vuole – ma basta guardare prima i sondaggi e poi l’esito del voto per capire che la logica con queste elezioni c’entra poco – che la destra e “Wall street” avrebbero arginato la sua avanzata.
Ma non è al risultato elettorale che ci riferiamo, quanto alla capacità di mobilitazione e ai temi che Bernie ha messo sul piatto fin dalle primarie. Le disuguaglianze, i salari da fame, le pari opportunità, l’ambiente, la sanità, la distanza dai privilegi e dalle lobby (quella delle energie fossili in primis): erano le parole d’ordine di Sanders, ve la ricordate la sua campagna? A future to believe in o Feel the Bern. Evidentemente l’elettorato ha percepito che in bocca a Hillary, moglie di quel president Bill, erano appiccicate, poco sentite. E meno peggio per meno peggio ha scelto il peggio. Funziona così. Lo leggerete sabato, di meno peggio in meno peggio arriva il peggiore. Perché se davvero l’alternativa non c’è, ma solo troppe sfumature di grigio, si rischia che venga fuori il nero.
Tutta quella connessione sentimentale dei Millennians per Bernie non ha mai trovato casa nella campagna di Hillary. Nessuna empatia, nessun incontro sentimentale né ragionato. Non sono servite le uscite degli Obama e i comizi di Bill tra gli ex operai delle città industriali in crisi. Chi ascoltava sapeva che Hillary non sentiva come priorità i loro bisogni, non sentiva di partecipare a nessuna lotta. Come forse avrebbe sentito con Sanders. Che al becero populismo trumpiano avrebbe contrapposto il suo “popolismo”, il suo amore per il popolo, per quello stare prima di tutto e tutti dalla parte di chi sta peggio. Non avrebbe vinto forse Sanders, ma quanto saremmo stati fieri oggi di aver combattuto al suo fianco? Magari dimostrando che una sinistra alternativa e non delle riformine o delle riforme “meno peggio” e meglio di niente, è possibile. E ottiene anche risultati importanti.
Illustrazioni di Antonio Pronostico
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