Gli attacchi sono arrivati subito, con i dem, soprattutto, pronti a segnalare l’ennesima giravolta del Movimento 5 stelle, che ha reso pubblico il nuovo “Codice di comportamento in caso di coinvolgimento in vicende giudiziarie“, regolamento a cui, scrivono sul blog, “ogni eletto del Movimento 5 Stelle sarà tenuto ad attenersi”.
Un regolamento, è il punto, che (oltre a dare ampi poteri alla discrezionalità del Garante del Movimento e al Collegio dei Probiviri che potranno muoversi a prescindere dall’esistenza di un procedimento penale) stabilisce ora che un avviso di garanzia non è più motivo sufficiente per le dimissioni, non comportando “alcuna automatica valutazione di gravità dei comportamenti potenzialmente tenuti dal portavoce stesso”. Non è, insomma, una sentenza che – già di primo grado – resterà invece per il Movimento “grave ed incompatibile con il mantenimento di una carica elettiva”. Questo – ovviamente – se il regolamento sarà approvato dagli iscritti, che lo voteranno domani.
@TaniuzzaCalabra @FedePizzarotti no, vale per quelli del grilletto magico
— Guido Crosetto (@GuidoCrosetto) 2 gennaio 2017
Dicono i dem (e notano molti cronisti e commentatori) che così, il Movimento, dopo il caso di Quarto, Parma e Livorno, si prepara ad eventuali e ulteriori sviluppi delle indagini romane, che hanno già visto l’allontanamento di un assessore, Paola Muraro, indagata, e l’arresto di uno stretto collaboratore della sindaca, il capo del dipartimento del personale, Raffaele Marra. È sicuramente così. Ma, in fondo, è una buona notizia.
Svolta garantista #M5S a piacimento di #Grillo : x avviso di garanzia non scattano automaticamente sanzioni, ma decide a discrezione Lui
— Aurelio Mancuso (@aureliomancuso) 2 gennaio 2017
Lo dice pure il deputato dem, renzianissimo, Andrea Marcucci. «Alla fine Grillo scoprirà la Costituzione». Ed è proprio questa la bella notizia. La prima vera esperienza al governo – quella romana – sta facendo crescere il Movimento, che magari non saprà ancora scegliere i collaboratori (supposto che di errore si tratti, come dice Raggi, la scelta di Marra, e non di una scelta politica, come sarebbe stata considerata dagli stessi grillini se a farla fosse stato qualcun altro), non sa scrivere una delibera a prova di Tar, ma impara i limiti del giustizialismo. È già qualcosa. Un pezzo della normalizzazione dei 5 stelle, che non può far che bene a tutti. Soprattuto perché con Grillo, i limiti del giustizialismo, li imparerà di nuovo anche il Partito democratico e tutti quelli che negli ultimi anni da Grillo si sono fatti dettare l’agenda, anche e soprattutto, come sui costi della politica, sulla gestione delle diverse indagini.
C’è da esser contenti, insomma, come dice a Dire un democristiano di lungo corso, Cirino Pomicino. «Io sono un cattolico, coltivo la virtù cristiana della speranza», dice Pomicino, con ironia da Prima Repubblica, «e ho sempre sperato che Grillo, come tutti i folli, prima o poi si ravvedesse. È accaduto, ed è un bene per il Paese». Anche se dovesse servire a salvare la sindaca Raggi, sì: «Le vie della provvidenza possono essere molte», continua Pomicino sempre biblico, «se questo è lo strumento per riportare Grillo sulla via di Damasco, ben venga».