Fin dal primo numero uscito venerdì 17 febbraio del 2006, avendo al centro la rubrica “Trasformazione” dello psichiatra Massimo Fagioli e la sua teorizzazione scientifica, Left ha potuto affrontare con un pensiero nuovo i nodi centrali del dibattito politico-culturale. La teoria della nascita dello psichiatra dell’Analisi collettiva e la divulgazione scientifica alta che lui ha fatto per oltre dieci anni su queste pagine, con rigore medico e linguaggio poetico, ci hanno permesso di andare a fondo in molte questioni che riguardano la scienza, la bioetica, la filosofia e la cultura e che toccano la vita delle persone. Sapere, grazie alle sue rivoluzionarie scoperte, che il pensiero nasce dalla biologia e non da Dio, e che l’essere umano non nasce naturalmente perverso, segnato dal male, come vorrebbero cristianesimo e freudismo, né nasce robot come propongono i modelli meccanicistici delle neuroscienze e del cognitivismo, ci ha permesso di affrontare senza il peso di millenari tabù questioni che riguardano la nascita, la creatività, la sessualità, il rapporto uomo donna, il fine vita. Negli anni lo psichiatra Fagioli ha proposto su Left concetti radicalmente innovativi, come vitalità, possibilità di vita umana e di reazione alla luce a partire dalla 24esima settimana di gravidanza, come capacità di immaginare che compare alla nascita e molto altro.
Facendo così uscire la ricerca medico psichiatrica dai ristretti ambiti accademici, dai canali elitari, per farla arrivare nel vivere quotidiano, accendendo il dibattito pubblico. Avendo come solido punto di rifermento il suo pensiero nuovo sulla realtà umana ci siamo mossi con sicurezza nel dibattito sulla bioetica sull’aborto non rimanendo in silenzio di fronte al violento attacco all’identità delle donne che il centrodestra e i cattolici hanno sferrato in Italia con la legge 40/2004 e con proposte di revisione della 194 , con violente campagne anti abortiste che tornavano a additare le donne come assassine, fino al punto di inventare una fantomatica sindrome del boia, mentre esercitavano pressioni per bloccare la diffusione della Ru486 e la diffusione della contraccezione di emergenza.
Forti di queste conoscenze abbiamo lanciato campagne come quella per l’abolizione della legge 40, che equipara l’embrione a una persona e che, prima che fosse smantellata pezzo dopo pezzo nelle aule di tribunale, era piena di divieti anti scientifici e crudeli (come l’obbligo d’impianto di tutti e tre gli embrioni anche se malati). Una lotta cominciata già il 27 maggio 2005 con un convegno a Roma che vide la partecipazione di Fagioli, e fra molti altri, del ginecologo Carlo Flamigni, del medico e bioeticista Giovanni Berlinguer, della neonatologa Maria Gabriella Gatti e del magistrato Francesco Dall’Olio e che si sviluppò nell’ottobre 2008 in un incontro multidisciplinare all’università Roma Tre in cui, con la professoressa Gatti denunciammo l’uso strumentale ed ideologico dell’obiezione di coscienza, che già dieci anni fa impediva del tutto l’applicazione della legge 194 in molte Regioni, specie del Sud Italia.
Rifiutando di credere, cercando un’apertura mentale che manca ai giornali italiani mainstream, abbiamo cercato di “rubare” a Massimo Fagioli il suo profondo ateismo che si è tradotto in un atteggiamento vigile e di denuncia delle ingerenze del Vaticano nella politica italiana con coraggiose inchieste sui crimini della Chiesa, fin dal 2006, con articoli come Salvate il soldato Joseph e Fumo negli occhi in cui Federico Tulli denunciava, prima di altri, il silenzio complice sulla pedofilia del clero imposto ai vescovi dalla Santa Sede sotto la guida di Benedetto XVI.
Ma sopratutto la teoria fagioliana sulla realtà umana ci ha permesso di affrontare agghiaccianti casi di cronaca, dall’infanticidio di Cogne ai, purtroppo, ancora oggi numerosi casi di femminicidio, evitando le trappole di un linguaggio cronachistico che fa disinformazione e confonde parlando del tutto a sproposito di raptus e di delitto passionale. Così abbiamo potuto raccontare in termini scientifici, andando oltre la cronaca, stragi compiute da serial killer che spaventano l’opinione pubblica, proprio perché si tratta per lo più di delitti efferati, senza “movente”, cercando di stimolare un dibattito sulla «capacità di intendere e di volere». Dal 2007 con un forum in redazione in cui si confrontarono Fagioli e il criminologo Francesco Bruno e fino all’agghiacciante strage di Utoya. Intervistato da Ilaria Bonaccorsi, lo psichiatra dell’analisi collettiva parlò di schizofrenia, descrivendo una gravissima patologia che porta alla perdita di qualunque rapporto con la realtà umana, mentre il rapporto con le cose materiali resta lucidissimo. Il rapporto fra criminalità e malattia mentale è uno dei molti temi che Donatella Coccoli ha sviluppato con inchieste sugli Opg e sugli ex manicomi mettendo in luce il fallimento della legge 180 e di ogni intervento psichiatrico basato sulla negazione della malattia mentale.
E ancora, come accennavamo, centrali sono state le battaglie per la laicità dello Stato e per i diritti degli immigrati, culminate queste ultime in una serie di incontri al Teatro Eliseo di Roma a partire dal 2009, con interventi del sinologo Federico Masini e un ampio parterre di esponenti di sinistra, che rimettevano al centro del dibattito una parola chiave per la storia della sinistra: “uguaglianza”. Per la prima volta in termini concreti e scientificamente fondati, perché uguale per tutti gli esseri umani è la dinamica della nascita («L’uguaglianza non è quella delle giacchette grigie» di Mao, come ha dimostrato la storia).
Grazie alla rivoluzionaria scoperta di Fagioli, Left ha provato a mettere insieme uguaglianza e libertà, individuando in queste due parole le nuove e forti gambe della sinistra, come ha suggerito Elisabetta Amalfitano con articoli e un suo libro pubblicato da L’Asino d’oro. Ne sono nati innumerevoli dibattiti, in giro per l’Italia, cercando di far incontrare politica di sinistra e gli oltre 60 anni di ricerca di Fagioli sulla realtà umana. Quella auspicata rifondazione della sinistra che stava fallendo in politica, ha trovato spazio di sperimentazione su Left che, con l’editore Matteo Fago e un gruppo di economisti (Ernesto Longobardi, Anna Pettini ed Andrea Ventura), si è proposto come nuovo cantiere di una sinistra laica e non più legata a una lettura economicistica della realtà e rigidamente marxiana, ma su una visione della realtà umana più complessa, fatta non solo di bisogni primari, ma anche di esigenze più profonde di realizzazione di sé e in rapporto con gli altri. Non solo.
La scoperta della nascita umana, intesa come pensiero per immagini e non come parola e verbo (come hanno sempre detto religiosi e filosofi) ci ha portati a indagare la scissione e la violenza nascosta nel pensiero occidentale che si riconosce ancora nel Logos greco e che propone come modello sociale la polis: cioè un sistema educativo che usava la pederastia per forgiare giovani cittadini e che annullava completamente le donne.
Un’indagine che abbiamo condotto con interventi di psichiatri che fanno parte della redazione della rivista Il Sogno della Farfalla diretta da Andrea Masini e con interviste ad antichisti e filosofi, a cominciare da Eva Cantarella e Giacomo Marramao. Il pensiero nuovo e dirompente di Fagioli ha anche portato Left a interrogarsi sulla strana fascinazione che, su certa intellettualità di sinistra, ha esercitato il pensiero nazista di Heidegger (o meglio, “cattolico e nazista” per dirla con il titolo di un articolo di Fagioli), con contributi di filosofi da Livia Profeti a Emmanuel Faye, e psichiatri, da Annelore Homberg a Gianfranco De Simone. Così come costante è stato il lavoro per smascherare le basi heideggeriane dell’esistenzialismo, da Sartre a Binswanger, un pensiero basato sull’«essere per la morte» tanto che lo psichiatra svizzero procurò il veleno ad una sua paziente, Ellen West, perché potesse «compiere il proprio destino» suicidandosi.
Già nel 2006 il ritiro dalle librerie dei testi di Freud da parte di Bollati Boringhieri, come estremo tentativo di coprire il positivismo e l’incompetenza del padre della psicoanalisi che emergeva dalla nuova traduzione di Ranchetti, era stato un piccolo grande scoop di Left, con il contributo della germanista Cecilia Iannaco, poi ripreso da altre testate. Ancor più sanguinoso è stato lo scontro, con il cattolico Avvenire su questioni di bioetica e aborto e con Liberazione di Sansonetti, riguardo allo smascheramento di maestri del ’68 che firmarono il manifesto per legalizzare la pedofilia insieme a Sartre, De Beauvoir, Lang. E l’impostazione culturale che ne è derivata.
Ma spesso ci siamo trovati a polemizzare anche con il quotidiano La Repubblica, rifiutando l’ideologia che innerva molti editoriali di Eugenio Scalfari che si dice illuminista ma poi adora papa Bergoglio. Contestando la visione culturale proposta dal fondatore di Repubblica che freudianamente pensa che i bambini siano violenti e malvagi e che Spinoza possa essere la guida di una sinistra del XXI secolo, non vedendo la gabbia oppressiva del razionalismo spinoziano, il suo annullamento di ciò che è specificamente umano e femminile in nome di un dio astratto e onnipotente. Di tutto questo e di quanto, al contrario, possa essere vitale la riscoperta di pensatori eretici e «anticristiani», come Giordano Bruno, Fagioli ha spesso parlato e scritto stimolando il nostro dialogo con Marramao, Severino, Ciliberto, Viano e molti altri pensatori.
Accanto alla critica del logocentrismo particolarmente affascinanti e coinvolgenti sono state le ricerche sul linguaggio della poesia e sulla ricerca sull’arte, un filone carsico, quello della ricerca sulla creatività umana, che attraversa tutto il lavoro dello psichiatra Massimo Fagioli. «Anche se tanti, sempre, mi hanno detto che sono brutto e cattivo a rifiutare Freud, Heidegger, Binswanger, Foucault, Basaglia io continuo a dire che i maestri della vita e del sapere sono stati quelli che parlavano per immagini. E i nomi belli sono Shakespeare, Caravaggio, Picasso e anche Raffaello e Leonardo e tanti altri», scriveva su Left nel 2007.
Un capitolo a parte meriterebbe proprio il discorso sull’arte, alla luce della ricerca sul linguaggio delle immagini che Fagioli ha sempre proposto in approfondimenti teorici e nella prassi terapeutica con l’interpretazione dei sogni all’interno del setting durante i seminari di analisi collettiva. E proponendo ricerche sulle origini dell’arte rupestre, coinvolgendo antropologi, storici dell’arte e architetti, da Telmo Pievani a Ugo Tonietti, e invitando noi giornalisti culturali a guardare con sguardo nuovo ai processi creativi e al fare artistico umano fin dalle sue prime manifestazioni. Un discorso che continueremo a sviluppare, grazie all’impegno dell’editore Matteo Fago, che coraggiosamente ha rilevato e rilanciato Left nel 2015. Consapevoli e profondamente riconoscenti dell’enorme ricchezza di idee che Massimo Fagioli ci ha lasciato, commossi per la bellezza che ha regalato anche a Left, rendendolo un settimanale unico nel panorama non solo italiano, anche ridisegnandone il volto con questa nuova, vitale testata rossa che accende la fantasia.