Sabato scorso, due settimane dopo il voto del Parlamento sull’articolo 50, Jeremy Corbyn è tornato a parlare di Brexit. Il leader di Chippenham ha ribadito che il risultato del referendum va rispettato a tutti i costi. Insomma, la linea rimane chiara: per quanto si possa cercare di evitare una Brexit “dura”, non ci sarà nessuna giravolta.
Ma perché Corbyn è tornato a sottolineare la sua posizione? Il motivo è semplice e si traduce in un nome che evoca molti ricordi nella sinistra europea: Tony Blair. L’ex-Primo ministro britannico sta infatti usando la linea “eterodossa” del partito laburista sulla Brexit per tornare sul palcoscenico politico da protagonista.
Venerdì scorso, in occasione di un’apparizione da Bloomberg, a Londra, Blair non ha usato mezzi termini: «Un Labour “debilitato” come quello attuale è il facilitatore della Brexit». Impossibile non leggere una critica pesante alla leadership di Corbyn. Blair ha detto che intorno alla questione dell’uscita del Regno Unito dall’Ue, è necessario «costruire un nuovo movimento che attraversi tutti i partiti e che utilizzi nuove forme di comunicazione». Ma come si fa a ignorare il risultato del referendum? Secondo l’ex leader laburista «le persone hanno votato senza conoscere i termini esatti dell’uscita del Paese dall’Ue» e, per questo motivo, «hanno diritto di cambiare idea a riguardo».
Insomma, il Labour britannico continua a muoversi in acque agitate. Le parole di Blair sono state accolte con entusiasmo dai liberali di Nick Clegg e Tim Farron, nonché da un gruppo di 47 deputati laburisti che si sono schierati contro l’articolo 50 nel voto di Westminster. La stessa leader del Partito nazionalista scozzese (Snp), Nicola Sturgeon ha reso noto di aver apprezzato «la qualità dell’analisi e gli argomenti di Blair».
Corbyn è quindi rimasto isolato? No. Se una parte dei Labour ammicca a Blair, la maggior parte del partito difende il proprio leader. In particolare, desta più di qualche perplessità la tempistica scelta da Blair per lanciare il proprio messaggio. Tra poco infatti, si voterà infatti nelle circoscrizioni di Stoke-on-Trent e a Copeland. Qui il Labour gareggia contro il Partito indipendentista britannico (Ukip). Molti analisti hanno quindi letto l’intervento pubblico di Blair come un tentativo di spallata definitiva alla leadership di Corbyn.
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